Alla ricerca di Dory

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Quando una canzone fa la differenza: Alla ricerca di Dory secondo Federica Marcucci

Voto al film:

Unforgettable, that’s what you are

Già con Toy Story la Pixar aveva dato prova di saper riprendere le story lines di vecchi personaggi in modo originale e inedito. Ora, con Alla ricerca di Dory, gli studios di Emeryville giocano a mettersi alla prova con una delle proprie creazioni più celebri. Focalizzandosi sulla pesciolina Dory e non più su Nemo (il piccolo pesce pagliaccio che dava il titolo al primo film), il regista Andrew Stanton costruisce una poesia dalle sfumature intense, che riesce a veicolare messaggi di un certoalla-ricerca-di-dory-3 spessore senza scadere in facilonerie narrative trite e ritrite.

Dopo essere tornati a vivere insieme nella barriera corallina, Nemo e suo padre Marlin, devono anche prendersi cura di Dory e delle sue continue perdite di memoria a breve termine. Fino a quando un giorno lei non ricorda di aver avuto una famiglia. Il desiderio di volersi ricongiungere con i propri cari la porterà a fare i conti con un senso di mancanza e perdita mai provato prima. Scoprirà quindi che anche i limiti più invalicabili possono essere superati.

Sebbene sia nata da uno spirito diverso – se non opposto – rispetto a quello di mamma Disney (che ormai da qualche anno ha fagocitato anche Emeryville), in questi ultimi anni abbiamo assistito a una progressiva disneyianizzazione della Pixar. Un processo che non necessariamente è da catalogare come involuzione o conformizzazione alla “casa madre”: in effetti, la Pixar è stata incredibilmente capace di mantenere un’identità propria e allo stesso tempo di portare avanti un percorso di maturazione, che emerge dalle storie che i maestri della computer grafica ci hanno saputo raccontare in questi vent’anni.

Se quindi Toy Story era fondamentalmente il racconto di una gelosia quasi puerile, Alla ricerca di Dory lascia spazio a un tono più riflessivo già sperimentato in Up e Inside Out, con una sceneggiatura che, tuttavia, lascia spazio a più livelli di lettura. In questa bizzarra era di sequel, spin-off e remake la Pixar riesce a riprendere le fila di personaggi creati più di dieci anni fa dando loro sfaccettature nuove all’insegna di uno stile semplice, in grado di comunicare ad ampie platee il valore e l’importanza dell’accettare sé stessi. Accettarsi, nonostante tutto, nonostante tutti. Persino con un handicap – perché è di questo che si tratta – come quello della protagonista.

Così, la scelta del classico della canzone americana Unforgettable (tessuto insieme alle tracce composte da Thomas Newman) come tema del film non è soltanto un simpatico gioco di parole. Nella reinterpretazione della cantautrice australiana Sia, la canzone assume dei contorni talmente dolci e ovattati che la rendono di una malinconia e di una speranza a tratti disarmanti. Il regista Andrew Stanton ha affermato: “In Alla Ricerca di Nemo Robbie Williams aveva rivisitato in modo unico un classico della musica, Beyond the Sea. Allo stesso modo Sia ha catturato l’essenza emotiva del classico di Nat King Cole Unforgettable, riuscendo a farlo suo. I due brani si completano a vicenda proprio come i due film”.

SCHEDA TECNICA
Alla ricerca di Dory (Finding Dory, USA, 2016) – REGIA: Andrew Stanton. MONTAGGIO: Axel Geddes. MUSICHE: Thomas Newman. CAST VOCALE ORIGINALE: Ellen DeGeneres, Albert Brooks, Diane Keaton, Eugene Levy. GENERE: Animazione. DURATA: 103′.

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