Speciale David Bowie: L’uomo che cadde sulla Terra

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Prosegue il nostro speciale sul Duca Bianco con la recensione de L’uomo che cadde sulla Terra di Nicolas Roeg a cura di Federica Marcucci

 

Voto al film:

 

Loving the alien

 

“I never noticed / How lovely were the aliens” avrebbe cantato lo stesso david bowie l'uomo che cadde sulla terra IIIDavid Bowie otto anni dopo l’uscita del film di Nicolas Roeg, L’uomo che cadde sulla Terra. Tratta dall’omonimo romanzo di Walter Tevis, la pellicola rappresenta il debutto cinematografico di Bowie a fianco di Rip Torn e Candy Clark, nella storia di un alieno che tenta di trovare sulla Terra una speranza di vita per quelli della sua specie. Il personaggio di Bowie, Thomas Jerome Newton, è l’altra faccia di Ziggy Stardust: sempre un outsider, ma stavolta un alieno senza trucco e dai modi gentili, il cui destino sarà segnato e corrotto dal cinismo dei terrestri. Una critica – rimasta profondamente attuale – alla società degli anni ’70 che si snoda attraverso una narrazione enigmatica e allusioni visive, nella quale la musica svolge una funzione rilevante sia sul fronte della scelta dei pezzi, sia per quanto riguarda il loro utilizzo.

 

Infatti è interessante notare la totale assenza della musica di Bowie nel film; soltanto nell’edizione italiana è stato inserito un frammento di Wild Is the Wind. La colonna sonora, a cura di John Phillips (anche compositore di pezzi inediti insieme a Stomu Yamashta), è un’eco della cultura pop degli Stati Uniti, luogo in cui Bowie è alieno non soltanto nella finzione cinematografica. Un tessuto di composizioni che raccolgono una dimensione illusoria, fatta di un romanticismo evanescente, ma anche un’altra che svela la natura corrotta degli esseri umani e, alla fine, del protagonista stesso.

 

david bowie l'uomo che cadde sulla terra IIEsagerata e ai limiti del trash, la sequenza di sesso tra Newton (David Bowie) e Mary-Lou (Candy Clark) sulle note della popolare Hello, Mary Lou (qui eseguita da John Phillips e Mick Taylor), è una riuscita rappresentazione dell’alienazione fisica e sentimentale che gioca su un consistente effetto straniamento. Tutt’altro registro invece per Blueberry Hill e True Love, due pezzi utilizzati in funzione di commento, da cui emerge un certo grado di cinismo derivante dalla non corrispondenza tra musica e immagini. La prima, nella versione del 1949 eseguita da Louis Armstrong, è inserita quasi all’inizio del film, nella sequenza della gioielleria in cui il protagonista si reca a vendere l’anello della moglie poco dopo la sua discesa tra le collinette di un giacimento minerario. True Love, nella celebre incisione di Bing Crosby e Grace Kelly, diventa invece metafora dei rimorsi di Mary-Lou e Bryce (Rip Torn), invecchiati e amanti.

 

Tuttavia, oltre al valore attribuito alla musica grazie alle canzoni, nel film il sonoro acquisisce un plus valore nel momento in cui diventa veicolo di un messaggio che non ci è permesso di ascoltare. Nel disco inciso da Thomas Jerome Newton, The Visitor, come messaggio d’addio per la sua famiglia aliena, la musica diventa un grido di dolore a cui l’essere umano (Bryce) è a suo modo sordo. Forse soltanto il clarinetto di Artie Shaw, riverbero di una musica senza fonte nella sequenza finale, è in grado di cogliere la disperazione dell’alieno. Gentili e malinconiche, le note di Stardust hanno qui lo stesso suono di Rock ‘n’ Roll Suicide, la canzone con cui Bowie uccise Ziggy Stardust.

 

SCHEDA TECNICA
L’uomo che cadde sulla Terra (The Man Who Fell To Earth, Gran Bretagna, 1976) – REGIA: Nicolas Roeg. SCENEGGIATURA: Paul Mayersberg. FOTOGRAFIA: Anthony B. Richmond. MUSICHE: John Phillips (a cura di). CAST: David Bowie, Rip Torn, Candy Clark, Buck Henry. GENERE: Drammatico. DURATA: 138′.

 

 

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