Gender Bender 2017 – England is mine

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Voto al film:

“So, for once in my life, let me get what I want”

England is mine è il biopic non autorizzato sul leader degli Smiths, Steven Patrick Morrissey, ai tempi della sua adolescenza, quando ancora nulla suggeriva il suo futuro successo nella band. Della musica degli Smiths – ahinoi – non vi è traccia (trattasi appunto di una biografia non autorizzata), ma a consolare ci sono l’atmosfera di fondo, quella dell’Inghilterra degli anni Settanta e Ottanta, e una bella colonna sonora, che segue i gusti musicali del giovane Morrissey, fedele ammiratore di band come i New York Dolls e i Sex Pistols.

I fan degli Smiths rimarranno quindi insoddisfatti per l’assenza di brani del gruppo, però il film è intriso di sonorità dell’epoca, portate sullo schermo da scene di serate nei club che passano solo musica rock, o da quelle che ritraggono il giovane Morrissey, interpretato dal talentuoso Jack Lowden, nella sua stanza, circondato dai dischi che ascolta a ripetizione, alle prese con i tentativi di fondare una band per affermarsi nel mondo. Insolita – e deludente – l’assenza di riferimenti alla scena musicale di Manchester: nessun richiamo ai Joy Division né al punk dei Buzzcocks, per fare qualche nome.

Il film, proiettato in anteprima mondiale il 2 luglio scorso all’Edimburgh International Film Festival, è stato presentato a Bologna durante il festival Gender Bender e racconta la vita di Morrissey dal 1967 al 1982, per concludersi con l’incontro, all’età di 23 anni, con il chitarrista Johnny Marr, con il quale l’artista fonderà gli Smiths. Il regista Mark Gill ha voluto ricreare l’atmosfera degli anni precedenti la nascita della band che ha reso famoso il protagonista, anni di ricerca e amicizie, alcune interrotte, altre più profonde – tra tutte quella con Linder, la giovane artista che per prima riuscirà a trasferirsi a Londra, invitata ad esporre le sue opere, e alla quale il regista farà pronunciare la frase che dà il titolo al film, tratta dalla canzone Still Ill della band.

Il film è soprattutto il ritratto di un giovane negli anni di formazione, in preda a dubbi esistenziali e insicurezze che preludono all’affermazione di sé, prima ancora che ad un’affermazione artistica: al centro la lotta contro l’omologazione e contro i doveri di figlio della working class inglese, costretto a lavorare prima negli uffici dell’Agenzia delle Entrate, poi nell’ospedale dove è impiegato il padre.

Sembra, quindi, di essere davanti a un’indagine della vita di un qualunque giovane introverso, nelle cui congetture è facile ritrovarsi, mentre nella presunzione e nel distacco dalla realtà quotidiana sono ben riconoscibili gli indizi dell’intensa personalità poi maturata dal divo Morrissey.

Il film è uno spaccato di vita e di storia che gli amanti dell’Inghilterra dell’epoca non possono perdersi, ma non ne saranno trascinati dentro.

SCHEDA TECNICA
England is mine (Inghilterra, 2017) – REGIA: Mark Gill. SCENEGGIATURA: Mark Gill, William Thacker. FOTOGRAFIA: Nicholas D. Knowland. MONTAGGIO: Adam Biskupski. MUSICA: Roxy Music, Sex Pistols,New York Dolls. CAST: Jodie Comer, Jessica Brown Findlay, Jack Lowden. GENERE: Biografico. DURATA: 90′

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