“Musica, Maestro!”

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Presente e passato convivono nell’animazione sonorizzata di Daniele Furlati. Qui l’articolo di Alessandro Guatti sull’incontro alla Cineteca di Bologna

 

Presentiamo qui l’articolo apparso su Cinefilia Ritrovata

Animazione sonorizzata

Tra fantasia e razionalità, sperimentazione e magia: questo il luogo virtuale dove Daniele Furlati, musicista e compositore, ci ha condotti con la sua musica sabato 5 marzo in occasione dell’incontro/laboratorio “Musica, Maestro!” sull’accompagnamento dal vivo dei primi film di animazione. Incontro indirizzato principalmente ai bambini nell’ambito delle iniziative della Cinnoteca, ma in cui anche gli adulti hanno potuto godere – come purtroppo assai raramente accade – del piacere di essere trasportati in un’atmosfera di cento anni fa.

La musica di Furlati, espressamente ideata per l’occasione, ha posto l’accento sull’aspetto emotivo della scrittura musicale, riproducendo i movimenti che le immagini offrivano agli spettatori: scale ascendenti, ad esempio, a imitazione del percorso del treno guidato da Oswald nel disegno animato firmato Walt Disney Trolley Troubles (1927), il primo cartone in cui compare il “coniglio fortunato” predecessore di Mickey Mouse; scale discendenti, invece, per ricreare l’effetto dei fogli che cadono dalla scrivania di Winsor McCay nel disegno animato Winsor McCay, the Famous Cartoonist of the N.Y. Herald and His Moving Comics (Winsor McCay, 1911). Nonostante Furlati abbia dichiarato di non essersi focalizzato sull’aspetto filologico dell’accompagnamento dal vivo del cinema muto (ma capire cosa sia filologico in questo contesto non è così semplice), la musica che ha suonato – molto più accattivante di tante colonne sonore posticce che troviamo in vari dvd di film muti – si è basata da un lato su una tecnica improvvisativa le cui radici si ritrovano nel jazz, dall’altro su modelli musicali, armonie e ritmi tipici del primo decennio del Novecento, senza tralasciare qualche riferimento all’Ebony Concerto (1945) di Igor’ Stravinskij. Fantasmagorie (Emile Cohl, 1908)Il pianoforte che commentava quello che è considerato il primo cartone animato della storia (Fantasmagorie, Émile Cohl, 1908) o le avventure della Cinderella di Lotte Reiniger (1922) ha seguìto puntualmente i vari momenti della narrazione, intonando ad esempio una marcetta all’avanzare della corte del Principe alla ricerca di Cenerentola. In questo modo l’elemento artigianale dell’improvvisazione musicale in sala richiamava l’atto creativo a cui assistiamo in quasi tutti questi primi disegni animati. All’inizio di Fantasmagorie, realizzato animando in stop-motion 700 disegni, possiamo infatti vedere le mani di Cohl che tratteggiano il primo dei personaggi che popoleranno il breve cartone animato con una semplicità “cavandoliana” (è forse anche a lui che il grande animatore italiano è debitore dell’“effetto gessetto”). Anche McCay, nel succitato cortometraggio, filma se stesso nell’atto di disegnare i personaggi che andrà poi ad animare (apponendo sopra il primo di essi, il clown, l’ironica scritta “Watch me move”) per mantenere fede alla parola data agli amici: “to make four thousand pen drawings that will move”. Se la prima parte del cortometraggio è dunque in live action, la seconda è costituita da animazione “a passo uno” di disegni di vari personaggi, tra i quali si riconoscono alcuni protagonisti delle vicende di Little Nemo. Ancora, aCinderella (Lotte Reiniger, 1922)ll’inizio di Cinderella – A Fairy Film in Shadow Show di Reiniger, due mani ritagliano la sagoma di Cenerentola con un paio di forbici, rendendo esplicito l’uso della tecnica della papirografia, prima che appaiano le silhouette degli altri personaggi.

La serie di proiezioni si è conclusa con Lulù di Segundo de Chomón (1923) e con un esperimento/laboratorio di sonorizzazione ad opera del pubblico, che ha creato sotto la guida di Furlati una colonna sonora a base di voci e percussioni alle immagini astratte di Opus III (1924) di Walther Ruttman.

Un incontro come questo riporta in primo piano la questione dell’accompagnamento dal vivo di film muti, una questione ancora aperta poiché trovare il giusto equilibrio tra filologia e improvvisazione non è affatto facile.

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