Pulp Fiction

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Leitmovie si arricchisce di un’altra firma. Federica Maragno scrive di Pulp Fiction, film cult di Quentin Tarantino

In onda giovedì 26 su Cielo, ore 23.15
Voto al film:

Twist & Pulp

pulp fiction Jules e BrettSpassosissimo guazzabuglio di infantilismi VM18 (ora VM14), Pulp Fiction irrompe al cinema nel ’94, costringendo i critici a squadernare teorie e analisi, e imponendosi come film cult.

Virtuosismi di montaggio, Ezechiele 25:17, una valigetta dal contenuto ignoto. Ma veniamo al sonoro.

Poco importa che si tratti di Godard, Scorsese o B-movie, Tarantino cita a raffica. Ebbene, anche il sonoro partecipa di questa caratteristica, praticamente un’impronta autoriale. La colonna sonora è costituita quasi del tutto da materiale esistente. Tarantino ha scelto i brani con la sua conclamata enfasi maniacale, assicurandosi che ogni canzone fosse cinematograficamente vergine, ma un solo pezzo è stato scritto appositamente per Pulp Fiction: If Love Is a Red Dress (Hang Me in Rags). C’è poi la citazione vivente, con le voci dei sosia di attori e la performance di Gary Shorelle nei panni di Ricky Nelson. Naturalmente, piazzare John Travolta sulla pista da ballo fa parte dello stesso campo da gioco. La più grande beffa di Pulp Fiction è che pur approfittando del già visto risulta originale. E la colonna sonora ne è la prova: milioni di copie vendute grazie alla firma di Tarantino, il creatore di feticci.

La sceneggiatura del film ha già musicalità grazie al suo contrappunto verbale. Si pulp fiction Le fonti sonore sono continuamente esibitepensi alla scena del “Cosa?”/”Di’ un’altra volta cosa”, in cui la medesima parola schizza tra le battute del dialogo serrando il ritmo: la ripetizione fa l’effetto di un metronomo impazzito.

Troppo eterogenea per essere classificata, la colonna sonora spazia tra decenni e generi, alimentandosi di contrasti. Eppure, a fianco di sonorità soft (Son of a Preacher Man) o ipnotiche (Girl, You’ll Be a Woman Soon), emerge una sonorità pulp. Difficile tradurre in musica quello che non è nemmeno un genere cinematografico. Qui il colpo da maestro: Tarantino si appropria delle vecchie glorie della surf music, filone che ostenta Fender affogate nel riverbero con un massiccio uso del tremolo. Misirlou scoppia come una revolverata sui titoli di testa, la chitarra di Dick Dale che sembra un mandolino andato a fuoco. Il surf sound ritorna con Bustin’ Surfboards, onde comprese, Bullwinkle Part II e Surf Rider, sui titoli di coda.

Chiudiamo ricordando la scena, ormai parte dell’immaginario collettivo, del twist di Uma Thurman e John Travolta al Jack Rabbit Slim, sulle note scivolose di Chuck Berry (You Never Can Tell). Ti entra in testa e nei piedi immediatamente, neanche il tempo di dire “crostata di mirtilli”.

SCHEDA TECNICA
Pulp Fiction (Id., USA, 1994) – REGIA: Quentin Tarantino. SCENEGGIATURA: Quentin Tarantino, Roger Avary. FOTOGRAFIA: Andrzej Sekula. MONTAGGIO: Sally Menke. MUSICHE: AA.VV.. CAST: John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman, Harvey Keitel, Bruce Willis. GENERE: Gangster. DURATA: 154′

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