[:it]Omaggio a Marylin Monroe: A qualcuno piace caldo[:en]LeitChristmas 2017 – A qualcuno piace caldo[:]

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Voto al film:

Hot jazz e cliché culturali

A qualcuno piace caldo, vero e proprio trionfo del travestimento (e del falso, si potrebbe aggiungere), è un film animato da un turbinio di maschere che i personaggi sono certo costretti ad indossare per necessità di adattamento, ma che finiscono per sconfinare in dinamiche di gioco. Con l’inquietante progressione dal dovere al piacere della negoziazione dell’identità sessuale si consuma il peggior colpo inferto da Billy Wilder al codice Hays, e per giunta l’inarrestabile e capillare innuendo deflagra in una critica alla società americana nel suo complesso, derisa attraverso i suoi stessi stereotipi.

Ben lontana da essere un semplice espediente narrativo, la musica è uno dei mezzi che assicurano la riuscita del travestimento, grazie soprattutto allo sfruttamento dei cliché culturali legati ai generi: se il jazz è assimilato a una dubbia morale (criminali, musicisti squattrinati, donne facili), la musica classica assicura una parvenza di rispettabilità. Ecco che allora lo speakeasy di Ghette può nascondersi dietro al Sogno d’amore n°3 di Liszt e la riunione dei gangster avere come copertura “Gli amici dell’opera italiana”. Per darsi un tono, Josephine e Daphne ricorrono alla scusa del conservatorio, poi ripresa da Zucchero, desiderosa di nobilitarsi agli occhi di Junior (il quale, per coerenza, non può che dichiarare di preferire il classico a “quella musica moderna, il jazz”). In un certo senso, si potrebbe dire che l’ultima battuta di dialogo (la celeberrima “Nessuno è perfetto”) fa da commento al titolo stesso del film, nel momento in cui si consideri l’hot jazz, come ricordato poco sopra, una metafora della deviazione dalla norma.

Vale la pena menzionare un ulteriore stereotipo, quello che prevede una sostanziale sovrapposizione tra tango e seduzione, talmente radicato nell’immaginario da rendere plausibile che per Daphne e Osgood ballare La Cumparsita coincida con l’instaurarsi di dinamiche di coppia.

Al di là dell’uso magistrale che Wilder fa dei sottintesi musicali, il film vanta una colonna sonora ormai entrata nella storia, con canzoni come Running Wild, I Wanna Be Loved By You e I’m Through With Love, cantate da una Marilyn in stato di grazia, all’apice della sua leggendaria oscillazione tra ingenuità e sensualità.

Il doppiaggio, purtroppo, oltre a vanificare la parlata alla Cary Grant di Tony Curtis, non può che indebolire certe battute, una su tutte: “Sheboygan Conservatory” – quasi “she boy again” -, che nella versione italiana diventa un forzoso “Conservatorio musicale di Donna Cecilia”. In ogni caso, le vere “dame del ritmo” restano Billy Wilder e I.A.L. Diamond, capaci di inanellare dialoghi che toccano i massimi vertici della commedia di tutti i tempi.

SCHEDA TECNICA
A qualcuno piace caldo (Some Like It Hot, USA, 1959) – REGIA: Billy Wilder. SCENEGGIATURA: Billy Wilder, I.A.L. Diamond. FOTOGRAFIA: Charles Lang. MONTAGGIO: Arthur P. Schmidt. MUSICHE: Adolph Deutsch. CAST: Marilyn Monroe, Tony Curtis, Jack Lemmon, George Raft. GENERE:Commedia. DURATA: 121′

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