Molly’s Game

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Voto al film:

Circe, più che Penelope

Molly Bloom è la sorella maggiore dello sciatore Jeremy Bloom: proviene da una famiglia dove tutti, ma in particolar modo lei, sono educati a eccellere. Scia a livello agonistico come il fratello. Dopo un brutto incidente che la porta a ritirarsi, per tutta una serie di circostanze si ritrova a gestire (assieme a un noto attore di Hollywood, il Giocatore X) un giro di poker miliardario a Los Angeles.

Molly’s Game è il film tratto dall’autobiografia della protagonista, un best seller negli Stati Uniti. Devo dire che la visione mi ha fatto lo stesso effetto di Bling Ring: di per sé la vicenda non sarebbe memorabile se non fosse che ciò che si narra è tutto vero. E ciò rappresenta un valore aggiunto: è facile inventarsi la storia di una bellissima studentessa di scienze politiche laureata summa cum laude che si associa con l’attore di Spiderman (sì, perché il Giocatore X è liberamente ispirato a Tobey Maguire) è diventa la principessa del gioco d’azzardo. Solo che in questo caso quel che vediamo è davvero accaduto: i traffici sono veri, Bad Brad esiste, i pugni della mafia russa pure, la “cinematic image” che Molly costruisce per se stessa è testimoniata da molte foto online. La Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce era una parodia, una Penelope infedele. Questa Molly Bloom invece, non irlandese ma ebrea russa, afferma nel film di somigliare di più a Circe: una strega che organizza party con uomini che, successivamente, tramuta in bestie. Nonostante ciò, e nonostante il capogiro che danno le cifre nominate durante le partite, quel che dice il giudice alla fine è innegabilmente vero: a Wall Street si commettono giochi d’azzardo ben peggiori – e legali (prestiti subprime, titoli tossici ecc). Ecco, come la crisi del 2007-2008, così la vicenda legale di Molly mette in discussione il Sogno Americano: l’alta finanza, il lato oscuro del self made man/woman, i divi di Hollywood… Molly ne conosce il marcio, di quel sogno, ci si muove in mezzo con disinvoltura e su tacchi alti. Le cifre che manovra rispetto a quelle della borsa sono noccioline, questo rende l’intera faccenda ancora più perturbante. Inquietante la scena in cui l’industrialotto, inizialmente emozionato per la festa di compleanno della moglie incipiente, una volta che inizia a perdere si scorda tutto e gioca fino a rovinarsi. Il mondo del gioco d’azzardo è degno del marchese de Sade. Chi si salva? Un Atticus Finch dei nostri giorni, l’avvocato interpretato da Iris Elba che non cade nel pregiudizio facile e difende degnamente l’imputata.

È anche strano vedere Kevin Costner per una volta nel ruolo dell’antipatico, anche se il padre di Molly alla fine si dimostrerà affettuoso con la figlia. La colonna sonora è di Daniel Pemberton ed è cool (qualunque sia l’immaginario che questa parola smuove): c’è il funky anni Settanta rivisto e corretto che ci si aspetta da un film sul poker (Set It Up), ci sono pezzi che occhieggiano al rock (Play Your Hand) sempre nell’ottica di evocare una serata al tavolo da poker, la tensione, l’adrenalina… Seguono pezzi più riflessivo-evocativi come All the Beauty In the World, o il breve ma intenso Molly’s Dream.

SCHEDA TECNICA
Molly’s Game (Id., USA, 2017) – REGIA: Aaron Sorkin. SCENEGGIATURA: Aaron Sorkin. FOTOGRAFIA: Charlotte Bruus Christensen. MONTAGGIO: David Rosenbloom. MUSICHE: Daniel Pemberton. CAST: Jessica Chastain, Kevin Costner, Idris Elba, Michael Cera. GENERE: biografico. DURATA: 140’

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