Note in merito – La famiglia Bélier


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Il film mi è piaciuto molto perché è riuscito a trasmettermi molte emozioni e anche a trasmettermi un significato. Il finale è strutturato molto bene ed è anche commovente; peccato soltanto che è abbastanza prevedibile.

Il significato del film mi è arrivato chiaro e tondo: gli attori sono stati molto bravi a far capire agli spettatori che le persone con degli handicap sono in grado di fare tutto.

Nel film ho notato che la musica serviva a sfogare la protagonista Paula e a tirar fuori tramite le parole tutto quello che ha dentro di sé, cosa che non può fare in casa perché parla solo con dei segni.

Nel film prevalgono le inquadrature soggettive soprattutto per Paula oppure i suoi genitori, mentre il movimento di macchina è principalmente “a spalla”: infatti ho notato che tante azioni erano molto mosse, tanto da far venire mal di testa.

Il significato di questo film lo collegherei a quello di We Are the Best! dove tre amiche creano una band dove suonare e liberare quello che hanno dentro di sé poiché provegono da famiglie disagiate.

Il film è ottimo e lo consiglierei a tutti i miei amici.

Paolo Bianco – 2B

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Il film è commovente ma allo stesso tempo ironico. Grazie alla musica Paula riesce per una volta in 16 anni a raccontare le proprie emozioni, la propria rabbia, la propria felicità e la voglia di “volare” cantando. Non è facile vivere in una famiglia di sordomuti, non è facile non poter parlare ed esprimersi o anche arrabbiarsi con qualcuno. La vita di Paula non è mai stata facile, ma grazie alla musica lei riesce a vivere, riesce ad esprimesi e questo per una volta la rende felice.

Secondo me in questo film la musica è l’arma e lo scudo della protagonista. Grazie ad essa Paula riesce ad esternare le proprie emozioni e le proprie paure. Possiamo dire che la musica è una forma di sfogo, è uno scudo dietro cui proteggersi quando sta per crollare.

Le inquadrature che ho notato sono in particolare soggettive.

Secondo me questo film si rispecchia molto nel L’ottava nota, in cui il protagonista Stet era stato mandato in un’accademia di canto perché era rimasto senza nessuno: la madre era morta e il padre non voleva saperne niente di lui. Era solo, non sapeva con chi confidarsi e l’unico modo per esternare le sue emozioni era la musica, l’unica sua salvezza. Un altro film che posso collegare è Sing Street, dove il protagonista decide di formare una band per conquistare una ragazza, mentre ne La famiglia Bélier Paula si iscrive al corso per conquistare un ragazzo.

Questo film è molto bello e lo consiglierei a tutti perché ti fa capire quanto la musica possa aiutarti a esprimere le tue insicurezze, la tua felicità e la tua rabbia anche in una situazione famigliare disagiata come quella di Paula. Secondo me questo film ti fa capire che anche se sei da sola, senza nessuno con cui poter condividere quello che hai dentro, non ti devi abbattere, non ti devi arrendere, devi credere in te stesso e andare avanti senza scoraggiarti e rialzarti sempre più forte di prima per raggiungere il tuo traguardo e spiccare il volo. Questo è proprio quello che ha fatto Paula, ha avuto coraggio e si è rialzata più forte di prima. Infatti proprio per questo io vorrei ispirarmi a questo tipo di persona e andare avanti con coraggio.

Elena Carrino – 2B

Il film narra la vita in campagna della famiglia Bélier. Essendo sordomuti sia il secondogenito che la madre e il padre, Paula fa da tramite tra i suoi e il mondo “esterno” attraverso il linguaggio dei segni. I Belier vivono in un posto a loro ideale, vendendo i loro formaggi al mercato.

Quando Paula decide di seguire il ragazzo che le piace a un corso di canto a scuola, scopre la sua voce e, aiutata dal maestro di musica, si prepara per un’audizione a Parigi, mentre supporta il padre nella campagna elettorale per diventare sindaco. Alla fine, dopo un lungo lavoro, Paula passa l’audizione cantando Je vole e articolando la canzone con il linguaggio dei segni per i suoi genitori presenti in sala, facendoli commuovere.

Il film è stato fantastico, commovente, come quando Paula ha tradotto il testo di Je vole ai genitori, che anche senza sentire la figlia che cantava almeno capivano le parole. Il regista ha voluto immedesimarsi nei genitori sordomuti, perciò ha deciso di togliere l’audio, lasciando solo le “vibrazioni”.

La musica nel film è molto importante, è un ritrovo per la ragazza e l’aiuta a sfogarsi.

Le inquadrature più rilevanti sono la soggettiva sonora, in alcune parti falsa soggettiva.

Ho notato dei collegamenti con Il maestro di violino, dove il campetto recintato era un luogo protetto per gli alunni quando studiavano, oppure con We Are the Best!, quando le due migliori amiche litigano. Un terzo collegamento è con Sing Street, con le prese in giro della protagonista quando era a scuola. Infine anche in L’ottava nota, dove il bambino cerca di entrare nel coro e viene preso di mira dai compagni.

Del resto il film mi è piaciuto un sacco, ho pianto un sacco, quindi lo consiglio a chi piacciono i film commoventi, ma anche tutti gli altri.

Sofia Qui Si Yuan – 2B
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