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Per un cinema modale
Non è facile scrivere qualcosa di nuovo su un film praticamente scandagliato in ogni suo aspetto e valore come Ascensore per il patibolo, opera prima di Louis Malle, pietra miliare e spartiacque della storia del cinema che ha rivoluzionato con il suo stile e forma il modo di fare e pensare la settima arte per generazioni di registi a venire. Uno degli elementi più innovativi della pellicola che qui preme approfondire è l’uso della musica, componente essenziale del linguaggio filmico che assume, nel lavoro di Malle, una valenza assoluta, non di solo accompagnamento alle immagini, quanto di vero e proprio commento, fattore esterno e allo stesso tempo interno alla rappresentazione narrativa.
Composta nell’arco di una notte da Miles Davis in una sessione d’improvvisazione su immagini entrata ormai nella leggenda, la colonna sonora di Ascenseur pour l‘échafaud diventa per il noto musicista occasione di praticare quello che di lì a poco avrebbe preso il nome di “Jazz modale” dando al genere una nuova forma espressiva.
Svincolandosi dall’armonia tonale data da una precisa progressione di accordi che caratterizza la struttura musicale cosiddetta “leggera”, il jazz modale associa invece una successione di scale, ottenendo un più ampio spettro di note e di conseguenza una maggior libertà d’improvvisazione. Allontanandosi così dai ritmi fortemente cadenzati ad esempio dello Swing o del Bebop, la ricerca di Davis verte verso una maggior distensione sia sul tempo che sull’armonia, su uno stile dunque più “umorale” (Richard Williams).
Per capire come questa teoria venga trasferita sullo schermo, basta osservare alcune scene del film. Nella passeggiata di Florence per gli Champs-Élysées, la linea ritmica di contrabbasso e batteria segue il cadenzato accendersi e spegnersi delle insegne al neon, che come pulsazioni cardiache rispecchiano la pigra andatura notturna della città, mentre la tromba accompagna i pensieri e le emozioni della donna alla disperata ricerca del suo uomo. Allo stesso modo il dialogo generazionale tra l’attempato Benker e Louis, la cui irrequietezza più che dalle battute scambiate è data dall’incalzante quanto eccitante partitura, espressione sonora dello stato d’animo dei due.
Come in Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev, nelle parti musicate Davis associa un diverso strumento dominante ad ognuno dei personaggi principali: la sensualità lasciva della tromba per Florance, la tensione del contrabbasso per Tavernier, l’aggressività della batteria per Louis. Ci si trova davanti dunque a una composizione non subalterna all’immagine, ma ad essa connessa, nata dalla percezione di sensazioni filtrate dalla personale sensibilità dell’autore. Una musica protagonista quanto gli interpreti, capace di cogliere e trasmettere il non detto dei ruoli in scena in una forma altra, più intensa e drammaturgica. “Senza la tromba di Miles che aveva un’atmosfera e aggiungeva una dimensione nuova alle immagini, Ascensore per il patibolo non avrebbe avuto quel successo” (Louis Malle).
L’articolo è apparso anche su Cinefilia Ritrovata
SCHEDA TECNICA
Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l‘échafaud, Francia, 1958) – REGIA: Louis Malle. SCENEGGIATURA: Roger Nimier, Louis Malle. FOTOGRAFIA: Henri Decaë. MONTAGGIO: Léonide Azar. MUSICA: Miles Davis. CAST: Jeanne Moreau, Maurice Ronet, Georges Poujouly, Lino Ventura. GENERE: Noir. DURATA: 88′
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