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Il volto della paura
È il 1979 quando Ridley Scott (Blade Runner, Thelma & Louise, Il gladiatore) porta sul grande schermo il volto della paura. Un essere mostruoso, creato nelle sue sembianze dal maestro Carlo Rambaldi, che sussurra alle ombre e vive di oscurità, spinto da una forza primordiale che è puro istinto di sopravvivenza e riproduzione. Un’immagine-simbolo, entrata di diritto nell’immaginario collettivo, delle angosce legate all’incapacità umana di comprendere l’ignoto.
La storia di Alien è la storia di una rincorsa claustrofobica, terribile a livello spaziale: nei corridoi labirintici dell’astronave Nostromo la capacità di manovra si restringe progressivamente, e il gioco del gatto col topo avviato dalla presenza del mostro si fa sempre più asfissiante. Bellissima (compatibilmente con l’utilizzo dei codici di genere) a livello visivo: nel film tutto si tramuta in suspense, dalle scenografie di Leslie Dilley e Roger Christian agli effetti speciali alla colonna sonora a firma di Jerry Goldsmith.
In particolare, la musica è utilizzata per conferire profondità agli ambienti a incastro dell’immensa nave, sottolineare i tentativi di fuga e caricare di senso drammatico i climax narrativi. In questo senso, le uccisioni brutali perpetuate dall’alieno acquisiscono valore drammatico grazie al contrasto tra il piano visivo e quello auditivo. Le morti sono più sentite che viste, e l’atmosfera di ineluttabilità anticipata dalla famosa tagline di lancio – “Nello spazio nessuno può sentirti urlare” – raggiunge la propria concretizzazione nell’emissione di elementi sonori, quali le urla dei morenti, che non trovano risposte salvifiche se non nella celebrativa musica di accompagnamento. Gli stessi respiri affannosi e disperati dell’unica superstite, l’ufficiale Ellen Ripley, riempiono il vuoto musicale nei momenti di più angosciante isolamento. Il silenzio extra-diegetico è posto, così, al servizio della tensione narrativa in quanto favorisce l’identificazione con il dramma vissuto dal personaggio.
Classico riconosciuto del genere fantascientifico, Alien è, ad oggi, un’opera imprescindibile: un racconto per suoni e immagini disturbante e ipnotico, intriso di quella stessa materia oscura di cui sono intrisi tutti gli abissi che si celano nelle pieghe delle nostre anime.