[:it]
Aquarius di Kleber Mendonça Filho, espressione in immagini e musica di una precisa visione politica del Brasile contemporaneo, secondo Andrea Zacchi
Qui la recensione apparsa anche su Cinefilia Ritrovata
La voce della memoria
Clara, critico musicale in pensione, abita da sola di fronte al mare di Recife nell’appartamento di famiglia, in un condominio (l’Aquarius), un tempo ricco palazzo dell’alta borghesia, da cui negli ultimi anni se ne sono andati tutti, vendendo ad una società immobiliare che vuole abbatterlo per costruirne uno nuovo. Trascorre la sua vita nuotando, ascoltando musica, andando a trovare i figli ed il fratello, uscendo con le amiche e cercando amore dove può, mentre la pressione da parte della società immobiliare per farle vendere il suo appartamento diventa sempre più insopportabile, inducendola a reagire.
Diretto da Kleber Mendonça Filho (al suo secondo lungometraggio dopo Il suono intorno del 2012), Aquarius è un film politico, metafora di una nuova classe dirigente senza scrupoli che sta mangiando il Brasile (si veda il finale), ma è soprattutto il ritratto di un personaggio femminile originale ed incantevole: Clara, una meravigliosa Sonia Braga (Donna Flor e i suoi due mariti, Il bacio della donna ragno) che alle soglie dei settant’anni regala forse la sua migliore interpretazione, è radiosa, nostalgica, resiliente, combattiva, con una straordinaria voglia di vivere nonostante gli anni e le cicatrici che si porta addosso.
Immerso in colori caldi, Aquarius è un film soffuso suonato a basso volume, senza accelerazioni o ritornelli accattivanti, con le sfumature struggenti e malinconiche del bolero e con il ritmo lento e dilatato del samba, nel quale la musica è, come per Clara, essenziale: la salvezza e il rifugio nei confronti di un mondo volgare e avido, la compagna che non l’ha mai abbandonata e che riempie la sua solitudine. Gli stati d’animo di Clara si riflettono nell’eclettica ed eccellente colonna sonora che spazia dai Queen di Another One Bites the Dust e Fat Bottomed Girls al samba di Gilberto Gil, passando per il bolero di Altemar Dutra, il cantautorato politico brasiliano di Taiguara e la musica contemporanea di Mateus Alves.
Un altro protagonista del film è la memoria del passato che rivive attraverso gli oggetti, il cui valore diventa inestimabile. In un mobile della stanza da letto c’è il ricordo della passione amorosa, in un vinile quello di serate gioiose trascorse con chi non c’è più: Clara non può vendere il suo appartamento perché ci rivede ogni giorno la sua giovinezza, le persone che ci hanno vissuto e che ha amato; perché lasciando quella casa perderebbe una parte di sé.
Un film intenso anche se forse con qualche difetto di misura: un po’ troppo (la durata) e un po’ troppo poco (il passato di Clara è solo accennato, si sarebbe voluto sapere di più sulla sua vita). Ma si tratta solo di piccole increspature su un’opera di valore assoluto.