[:it]
Ancora dal Cinema Ritrovato: focus di Vincenzo Palermo sui cortometraggi al ritmo di jazz di Albert Pierru
Riproponiamo qui la recensione apparsa su Cinefilia Ritrovata
Albert Pierru, il jazz e le immagini in movimento
Nei cortometraggi di metà anni Cinquanta di Albert Pierru è sintetizzato il movimento in levare di un pittore della scena capace di restituire tutte le sfumature musicali del jazz attraverso la stretta comunicazione tra immagine e suono. Non è facile raccontare le imprese di un artigiano della settima arte, sperimentatore ardito ed estroso avanguardista d’oltralpe. Il francese, autore invisibile che fu cinefilo accanito e cineasta dilettante, si ispirò per i suoi film “senza macchina da presa” ai cartoni animati del regista scozzese Norman McLaren, riuscendo a concretizzare nelle esplosive messe in quadro schizzate in ogni direzione sul ritmo del jazz, l’euforia scintillante delle note impazzite, graffiando e dipingendo egli stesso la pellicola in 16 mm. Fin dalle sue prime proiezioni accompagnate dalla base musicale del giradischi, risaltava agli occhi il dinamismo infervorato delle sue spirali (Spirales, 1957), delle forme animali e umane brulicanti a pieno schermo (Surprise Boogie, 1957), dei grovigli di corde degli strumenti in Fantaisie sur 4 cordes (1957) e delle figure che, nel pieno della sarabanda sonora, saettano e poi si ricompattano per formare elementi più facilmente identificabili. La Cineteca di Bologna ha rispolverato, all’interno del programma “Magie del colore” interamente dedicato ai cortometraggi restaurati in technicolor, la sua produzione datata 1956/57 comprendente i suoi “film d’art” più particolari, gioielli di trasformismo visivo e di sopraffina tecnica illusionistica. Proprio come in uno spettacolo di prestidigitazione, infatti, lo schermo diventa la tela su cui imbastire la danse folle di elementi astratti e simboli musicali che appaiono e scompaiono armonizzandosi con le partiture jazz ed entrando in sintonia con il fertile humus sonoro, col suo ritmo fatto di variazioni repentine, le sue improvvisazioni e l’inventiva straripante dalle armonie complesse dai tempi veloci. Non si tratta più solamente di “ascoltare” un film consentendo al medium cinematografico, per dirla alla Walter Pater, di uniformarsi e adattarsi alla tessitura musicale, perché in Spirales (1957), Le Vol du bourdon (1956), Soir de Fête (1956), Fantaisie sur 4 cordes (1957) e in tutti gli altri suoi lavori, si arriva alla totale fusione tra le note a briglia sciolta e ciò che vediamo agitarsi senza sosta sullo schermo, che siano sostanze astratte o ricomposizioni figurative. Ciò che Jean Dubuffet chiamava “vita irrequieta” Pierru la trasporta nella sua pellicola in 16 mm lavorata manualmente per l’occasione e utilizza il ritmo per rendere vive le immagini, per conferire loro un’anima che pulsa attraverso una vena creativa effervescente. La musica si sente e si vede, dunque, è questione di pulsazioni ritmiche che si animano all’improvviso sullo schermo come in un luna-park abbagliante dal vitalismo sfrenato.
[:]