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In onda il martedì 12 luglio su Italia 1, ore 00.50
Ritratto d’artista
Non deve essere stato facile per Brett Morgen girare un documentario su di un artista tanto complesso quanto significativo come Kurt Cobain. Non è mai semplice districarsi nella vita di personaggi così popolari e mitizzati, eppure, nonostante alcune piccole cadute, possiamo affermare che il documentario di Morgen vince la sfida. Certamente la tendenza a sviscerare quella complessità psicologica alla base della personalità di Cobain e il tentativo di forzare una chiave interpretativa cercando un legame tra il vissuto e l’arte in maniera quasi meccanicistica e didascalica, risulta essere un passo falso nell’economia generale del racconto, rischiando alle volte di cadere in un’eccessiva enfasi.
La vera abilità del regista è stata invece quella di lasciare che sia la voce stessa di Kurt a narrarci la sua storia, attraverso quel Montage of Heck sotto cui il leader dei Nirvana raccolse le registrazioni private, i suoi discorsi, le idee e i pensieri. È un montaggio furioso dunque a raccontarci un’esistenza difficile e conflittuale, con una forma che, tendendo pur sempre ad un ordine cronologico, riflette comunque l’imprevedibilità e il disordine degli eventi e delle esperienze. Così Brett Morgen sfrutta tutta la sua capacità e originalità documentaristica, giocando su un’alternanza di interviste recenti e passate, estratti live, video privati e soprattutto parti animate che, narrate dalla voce di Cobain, danno forma ai pensieri e ai tormenti registrati nei suoi nastri. Il risultato è un magma visivo e sonoro di indiscutibile fascino che pare condurci nella sfera più intima della star di Aberdeen e lo fa ricreando il suo metodo compositivo, immergendosi nella sua totale creatività. Ed è qui che il regista fa centro, plasmando il suo approccio costruttivo su quello di Cobain e spostandosi freneticamente in una libera associazione tra spunti e suggestioni che influenzavano la sua musica.
Il documentario si muove così come una ricerca, o meglio come un processo compositivo, che non si esaurisce unicamente nell’aspetto musicale. Questa scelta costituisce la novità più interessante della pellicola, dato che Morgen non scava in maniera superficiale o banale nelle canzoni scritte da Cobain, ma azzarda un percorso a ritroso per trovare l’ispirazione alla base di quei brani; e la cerca principalmente nei numerosi disegni che Cobain realizzò sin dall’infanzia, creando da essi delle animazioni che vengono alternate ad appunti, documenti e lettere, sempre accompagnate dalle note della band portavoce del sound di Seattle, dando vita quasi a dei videoclip nel film che giocano sul rapporto di significato tra immagini e suono. Il lavoro svolto sulla struttura narrativa viene poi abilmente supportato dalle scelte sonore. Scelte che sottolineano fortemente la natura anticonvenzionale di questo primo documentario dedicato a Cobain, che va a colmare una lacuna importante e lo fa puntando su una colonna sonora composta oltre che da famosi brani, per lo più da pezzi d’archivio, demo tape e registrazioni vocali. Quasi seguendo una tendenza a voler meditare sul lato più segreto e profondo di quest’artista su cui i media e i riflettori non hanno mai fatto abbastanza luce, ma che è sempre stato racchiuso lì nelle sue canzoni, nelle sue grida.
SCHEDA TECNICA
Cobain: Montage of Heck (Id., USA, 2015) – REGIA: Brett Morgen. SCENEGGIATURA: Brett Morgen. FOTOGRAFIA: Eric Edwards, Jim e Nichole Whitaker. MONTAGGIO: Joe Beshenkovsky, Brett Morgen. MUSICA: Kurt Cobain, Nirvana, Jeff Danna. CAST: Kurt Cobain, Dave Grohl, Krist Novoselic, Courtney Love. GENERE: Documentario. DURATA: 145′
https://www.youtube.com/watch?v=eJ5gh0saodk[:en]
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