Cuori matti
Polonia, 1949. La giovane Zula (Joanna Kulig) viene scelta dal direttore d’orchestra e musicista Wiktor (Tomasz Kot) per far parte di un nuovo corpo di canti e danze popolari, il “Mazowsze”, creato per volontà del governo filosovietico. Inizia così un percorso itinerante tra Polonia, la Berlino separata dal muro, Jugoslavia e la Parigi già avviata alla modernità, con la grande Storia sullo sfondo e una travolgente passione amorosa in primo piano.
Torna al “suo” bianco e nero, Pawel Pawlikowski. Dopo Ida (Oscar come Miglior Film Straniero nel 2015), il regista polacco riconferma la scelta stilistica dell’assenza di colore per raccontare una storia d’amore fuori dal tempo e, simultaneamente, costretta nella cornice temporale di anni segnati da ideologie fortemente repressive. Sontuoso ed elegante, dotato di una luminosità quasi iperrealistica, il bianco e nero di Cold War raffredda sul piano visivo tutto ciò che la musica alimenta ed esprime sul piano sonoro.
La passione tra Zula e Wiktor è attrazione inesorabile, fusione di corpi, desiderio di fuga (da luoghi e condizioni esistenziali limitanti), gelosia e incomprensione, connubio creativo. Dai canti flokloristici riarrangiati dal compositore Tadeusz Sygietyński ai brani jazz eseguiti al pianoforte da Marcin Masecki, la colonna sonora di Cold War definisce la direzione di una temporalità filmica frammentata, fatta di separazioni brusche (i continui stacchi repentini su sfondo nero) e ritorni inevitabili. La vita e la Storia allontanano, la musica evolve e riunisce. Ne è esempio la bellissima “Due cuori” (Two Hearts), canzone-leitmotiv dell’intero film. Proposta in versione corale già nella prima parte della storia, viene eseguita da Zula come solista anni dopo a Parigi in versione jazz, con Wiktor al piano ad accompagnarla. Composizione struggente e malinconica su un amore tormentato segna, nell’esecuzione parigina, l’incontro maturo tra i due, il riconoscimento di un’appartenenza reciproca capace di andare oltre gli accadimenti dell’esistenza. In sintonia perfetta sul palco, la performance jazz di “Due cuori” segna il picco erotico di Cold War, opera interamente costruita sul cortocircuito tra forma e contenuto, tra immagini che asciugano e trattengono e suoni e musiche che rilasciano e suggestionano.
Candidato agli Oscar 2019 come Miglior Film Straniero e vincitore del premio Miglior Regia al Festival di Cannes 2018, Cold War è un atto d’amore di un figlio verso i propri genitori, protagonisti di una storia d’amore “matta e disperatissima”, ma anche verso il cinema e le sue capacità, espressive e rappresentative, di restituire il senso più profondo di un amore unico, assoluto.