Il maestro di violino

Lapo Gresleri sull'opera seconda di Sérgio Machado, Il maestro di violino

Voto al film:

Toccare le giuste corde

A distanza di dieci anni dall’opera prima Lower City, con Il maestro di violino Sérgio Machado torna a raccontare la realtà delle periferie brasiliane, partendo stavolta da una storia vera filtrata probabilmente dai suoi ricordi d’infanzia. Afferma infatti in un’intervista: “i miei genitori erano entrambi studenti e non potevano pagare una baby-sitter, così sono cresciuto tra gli strumenti musicali ascoltando musica classica”.

Bocciato all’audizione come violinista della più importante orchestra dell’America Latina, Laerte accetta un contratto in una scuola del quartiere Heliopolis di San Paolo. Le iniziali difficoltà di adattamento al contesto violento della favela si attenuano gradualmente, grazie alla dedizione che l’insegnante dimostra nell’educare i ragazzi alla musica e alla disciplina necessaria per padroneggiare gli strumenti.

L’idea dell’insegnamento come mezzo di elevazione da un contesto degradato non è certo cosa nuova, ma Machado – pur non mancando di alcune facili soluzioni retoriche – riesce ad aggiungere qualcosa a quanto già detto da altri film sull’argomento, prodotti con budget maggiori o cast di richiamo. L’iniziale esito negativo del concorso è la scintilla che fa nascere in Laerte il desiderio di rimettersi in gioco, offrendo un’occasione a chi di occasione ne ha poche o nessuna. La quotidianità di Heliopolis, a cui i ragazzi sono esposti e al contempo difesi (il campo da basket recintato dove si tengono le lezioni di musica), è raccontata senza filtri, una minaccia che bussa alle porte di ognuno (una gravidanza precoce, droga, malavita, ecc.) e da cui è difficile scappare (“Scheletro” che continua a tallonare i ragazzi che gli devono dei soldi). La musica e qui in particolare quella sinfonica, tanto raffinata da apparire stridente a confronto con il contesto della favela, diventa allora alternativa di emancipazione, evasione, libertà, riscatto – come forse allude il finale parallelo di Laerte e i suoi ragazzi. Ma l’arte non può tutto, e il regista lo sa bene, come sottintende il personaggio di Samuel, ragazzo dotato di grande talento ostacolato però da un destino avverso.

È il contesto che forma l’individuo, ma l’ambiente in cui si vive a volte può essere modificato dall’interno pare dire Machado, che con Il maestro di violino firma un’opera significativa di compromesso, tra rabbia e denuncia, vittoria e sconfitta, dove come nella vita non è tutto bianco e nero, ma più sfumato, complesso, imprevedibile.

SCHEDA TECNICA
Il maestro di violino (The Violin Teacher, Brasile, 2015) – REGIA: Sérgio Machado. SCENEGGIATURA: Sérgio Machado, Maria Adelaide Amaral, Marcelo Gomes, Marta Nehring. FOTOGRAFIA: Marcelo Durst. MONTAGGIO: Márcio Hashimoto. MUSICA: Alexandre Guerra, Felipe de Souza. CAST: Elzio Vieira, Fernanda de Freitas, Lázaro Ramos, Kaique de Jesus Santos. GENERE: Drammatico. DURATA: 100′

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