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In onda giovedì 13 luglio su Rai 3, ore 21.20
Figura dell’abbandono
Marguerite racconta la storia, ambientata in Francia negli anni venti del secolo scorso, di una cantante lirica dal sangue blu senza talento che, durante i concerti privati tenuti nella sua dimora, molesta gli spettatori che non riescono ad abituarsi alla sua voce stonata, e prende in giro se stessa, perpetuando negli anni un (auto)inganno che la fa soffrire senza remore.
La baronessa rampante non sa cantare, ma solo intrattenere il divertito pubblico che la sopporta per ottenere proventi per cause umanitarie e patriottiche. Sfruttata fino all’osso ed esibita al pubblico vilipendio, Marguerite è vittima inconsapevole di spavaldi avventori che ridono alla sue spalle e di un marito aristocratico che la tradisce sistematicamente. Incapace di rivelarle la verità, la sopporta a stento, ma non è così malvagio da svegliarla dalla più dolce delle illusioni, quella che un giorno la spinge con spavalderia a organizzare un concerto con un vero pubblico. Sogni proibiti.
Ispirato ai fatti veri della cantante americana Florence Foster Jenkins, Marguerite pone, all’interno del modello drammaturgico di riferimento, inserti spassosi e volutamente kitsch da commedia stralunata. Nella pellicola è forte le trait d’union tra la sfarzosa messa in scena teatrale, con personaggi enfatizzati nel loro continuo esternare passioni, odi e rancori, e la regia “cortigiana” dal taglio classico che ricostruisce con accuratezza di dettaglio un’epoca di utopie e imbonitori, di nobiltà decadute e costumi sgargianti.
Canto “scordato” di una Francia vilipesa – la stonatissima versione della Marsigliese eseguita da Marguerite per gli anarchici funge da modello – il film graffia con ironia sagace che sbeffeggia il costume puritano dell’epoca e la borghesia impertinente, prendendosi gioco della grandeur francese e di una noblesse allo sbaraglio che soccombe alla “superiorità” dei subalterni. È il caso del domestico, unico vero alleato della donna priva di talento canoro, ma dal sofisticato carisma. Intorno all’esuberante soprano mancata gravitano personaggi che, in un modo o nell’altro, mirano a trarre guadagni personali, dai giornalisti che la braccano per inneggiare all’anarchismo insurrezionalista, alla giovane promessa del bel canto che, rubandole la scena, improvvisa latenti conflitti generazionali. Quanto a meschinerie assortite nessuno è da meno, in un crescendo di grettezza e aridità in cui si consuma, inesorabile e dissonante, il canto del cigno di una donna svuotata dall’amore e nella voce.
Le emissioni vocali, disarmoniche e stridenti, diventano escamotage per riflessioni dolceamare sul concetto di perdita – di se stessi – e dell’alterità – l’altro da sé come nemesi ripudiata e amata. La vanagloriosa Marguerite, una Catherine Frot vulcanica e straripante , sia quando deve muovere al riso che quando deve rovesciarlo in commozione, conduce lo spettatore in un sancta sanctorum regale, luccicante di lustrini, piume di pavone e lussi esibiti senza pudore e le sue arie strozzate in gola trascolorano dal tragico al comico grazie alla sua mimica gigioneggiante e ostentata. Marguerite, vincitore del premio Taddei alla 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, fotografa la vita che si fa spettacolo e viceversa, attraverso le “dolenti note” di una mattatrice che oltraggia senza distinzione Mozart e Verdi, la Marsigliese e il “buon costume” d’oltralpe.
SCHEDA TECNICA
Marguerite (id., Francia, Repubblica Ceca, Belgio, 2015) REGIA: Xavier Giannoli. SCENEGGIATURA: Xavier Giannoli, Marcia Romano. FOTOGRAFIA Glynn Speeckaert. MONTAGGIO: Cyril Nakache. MUSICA: Ronan Maillard. CAST: Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret. GENERE: Drammatico. DURATA: 127′
https://www.youtube.com/watch?v=tmgQ-kREsGA[:en]
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