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Suonare per passione
Un violinista che ha perso la gioia di suonare accetta di insegnare in una classe di scuola media per preparare gli alunni ad un importante concerto.
Si può motivare una classe composta da ragazzini litigiosi a perseguire un obiettivo comune?
Secondo Simon Daoud, violinista e insegnante di violino, sì: attraverso la musica. L’impegno richiesto è notevole, le difficoltà molte, gli imprevisti dietro l’angolo, ma quando l’energia e la vitalità della pre-adolescenza gli segnano l’anima e gli fanno capire cosa lo rende davvero felice, le ultime esitazioni cadono e il lieto fine è assicurato. Non temete: non è uno spoiler.
La mélodie non è un film che lascia in tensione per l’incertezza dell’evolversi della vicenda. La sceneggiatura è solida, ma segue le classiche tappe di un film di formazione musicale come Les choristes di Christophe Barratier o Boychoir – L’ottava nota di François Girard: avvicinamento alla musica, (troppo) veloce trasformazione dei bambini in bravi musicisti, progresso dell’allievo migliore verso l’eccellenza, prove per il concerto finale, epilogo con assolo (nella suite Shéhérazade di Nicolaj Rimskij-Korsakov) e applausi. Ciononostante, la terza opera di Rachid Hami (Point d’effet sans cause, Choisir d’aimer) si dimostra apprezzabile, soprattutto per la fotografia del microcosmo multiculturale della scuola francese e per l’approfondimento delle personalità dei due protagonisti.
Daoud, combattuto tra il desiderio di una propria carriera come musicista e un appagamento che va ben al di là della gratificazione per una buona esecuzione, è presentato in modo interessante anche nel rapporto con la figlia e ciò lo rende interessante perché fuoriesce dai confini del ruolo del maestro. Arnold, il ragazzo folgorato dal suono del violino, è mostrato nel suo processo di integrazione nella classe e la definizione del suo contesto familiare contribuisce a rendere il suo personaggio non stereotipato. Se Daoud in confronto alle figure equivalenti presenti nei film citati risulta meno carismatico ma con una personalità più complessa, le figure dei ragazzi sono ben costruite e trascinanti, come emerge ad esempio nella scena in pizzeria, dove l’atmosfera divertente che regna sia tra i ragazzi sia tra i loro genitori coinvolge lo spettatore forse più della trama stessa.