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Un canto epico per la violenza e la malinconia
Illuminato dai chiaroscuri crepuscolari di Gordon Willis, Il padrino è il risultato di una perfetta sinergia tra lo studio system americano e quella ricercatezza autoriale tipica degli anni ’70, ma anche di un sentimento tipicamente italoamericano. Spietato Virgilio, Coppola ci accompagna in un vero e proprio inabissamento infernale tra gli anfratti di in una microsocietà, a cavallo tra New York e la Sicilia, in cui ritmi e rituali sono ben definiti e in cui non esita a innestare figlia (la neonata Sofia Coppola) e sorella (Talia Shire).
Un affresco che si anima grazie all’epica colonna sonora di Nino Rota, talmente potente da evocare ormai l’oggetto filmico anche in sua assenza: un risultato sorprendente dal momento che la partitura rischiò di non essere mai utilizzata (il produttore Robert Evans la considerava troppo intellettuale) e nonostante l’estromissione dagli Oscar per il presunto plagio al tema musicale di Fortunella (la cui colonna sonora era dello stesso Rota).
La colonna sonora de Il padrino si presenta come un flusso continuo in cui i due temi principali (Love Theme e The Godfather Waltz) fungono da cardini musicali per costruire un’impalcatura dove la musica svolge sia un canonico commento extradiegetico, sia interessanti funzioni diegetiche.
Adattata a personaggi (è interessante notare che in questo film vi sia un pezzo dedicato ad Apollonia, mentre ne Il padrino – Parte II ve ne sarà uno per Kay) e situazioni, la musica è strettamente collegata anche al contesto storico-culturale del film. La celebre sequenza d’apertura in cui assistiamo al matrimonio della figlia di Don Vito Corleone, Connie, ne è un grande esempio.
Presentata quasi esclusivamente con funzione diegetica e acusmatica, la musica assume qui una metafora di fedeltà alla cultura d’origine: non a caso il regista fece curare al padre, Carmine Coppola la scelta musicale per l’intera sequenza. Tra i brani scelti vi è infatti anche la canzone popolare Luna mezz’o mare. Un sentimento di recupero della tradizione italiana che tuttavia si colora di una valenza duplice grazie a una completa aderenza, in particolare per la seconda generazione di italo-americani, alla musica leggera americana degli anni ’40 incarnata dal crooner Johnny Fontane. Il personaggio infatti, sorta di ombra di Sinatra, canta una popolare canzone uscita nel 1945, I Have But One Heart.
Un’atmosfera a cui, tra suggestioni visive e sonore, il film resta sempre fedelissimo e che vogliamo ricordare con un interludio breve, quanto simbolico: l’arrivo di Tom Hagen, consigliere della famiglia Corleone, a Hollywood accompagnato in modo extradiegetico da un ri-arrangiamento ad hoc di Manhattan Serenade (altra popular song dell’epoca). Si tratta di una sequenza di passaggio e dal valore narrativo minimo, tuttavia c’è qualcosa di unico in quel connubio tra musica e immagini e da cui trabocca tutta la fascinazione del giovane Coppola per la grande illusione che nasce dentro gli studios.
SCHEDA TECNICA
Il padrino (The Godfather, USA, 1972) – REGIA: Francis Ford Coppola. SCENEGGIATURA: Francis Ford Coppola, Mario Puzo [dal suo omonimo romanzo]. FOTOGRAFIA: Gordon Willis. MONTAGGIO: William Reynolds, Peter Zinner. MUSICHE: Nino Rota. CAST: Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Diane Keaton. GENERE: Drammatico. DURATA: 175’
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