[:it]
Let’s go crazy, let’s get nuts
“Purple Rain è il miglior film rock da The Wall dei Pink Floyd”. Era il 1984 e, nonostante il giudizio positivo e unanime di due capisaldi della critica americana come Roger Ebert e Gene Siskel e un notevole successo al botteghino, il debutto cinematografico di Prince fu accolto con pareri discordanti.
Tuttavia il film, diretto da Albert Magnoli alla sua prima prova dietro la macchina da presa, è in grado di compensare le sue carenze sul piano narrativo con una mise en scène della colonna sonora talmente potente da rendere Purple Rain un cult unico nel suo genere.
Girato interamente a Minneapolis, il film è un bizzarro ibrido tra fiction e realtà, capace comunque di vincere cliché e mancanza di spessore dei personaggi, un po’ come era stato per i Beatles con A Hard Day’s Night. Purple Rain non è un vero e proprio film, quanto più un evento: la definitiva epifania della trasgressione di Prince sul grande schermo.
Infatti lo stesso protagonista della storia, The Kid, è molto più di un alter ego di Prince, così come altri personaggi che compaiono sulla scena utilizzando i loro veri nomi. È il caso dell’allora misconosciuta Apollonia Kotero, leader della band Apollonia 6, ma anche dei The Revolution, di Morris Day e dei The Time. Figure che si muovono su uno sfondo di erotismo e competizione, e cucite insieme grazie a momenti musicali che raggiungono l’apice nelle esibizioni live di Prince e dei The Revolution fino alla catartica esecuzione della Purple Rain del titolo.
A tal proposito è interessante notare che, nonostante Purple Rain non sia un vero e proprio concept album, il film ne ripercorre fedelmente l’andamento, dalla prima all’ultima traccia – da Let’s Go Crazy a Baby I’m A Star. In questo senso vi è un notevole ampliamento del significante, laddove i momenti musicali divengono sì parte della narrazione stessa, ma sono allo stesso tempo anche delle congiunture a sé stanti.
La musica presente in Purple Rain è usata pressoché sempre in modo diegetico in una modalità che a tratti pare addirittura rompere la quarta parete e che rende ancor oggi il film straordinariamente affascinante. In ogni caso nel corso del film vi sono anche suggestioni di tipo diverso, in cui sonoro e immagine si staccano (pensiamo all’inquadratura degli spartiti sul pavimento, ma anche al pianto in reverse simile a una risata che esce dalle casse di The Kid) dando vita a simulacri che ci ricordano chi fosse Prince in quel 1984.