L’ottava nota

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Alessandro Guatti scrive di L’ottava nota, film di François Girard distribuito in Italia in DVD con quasi due anni di ritardo da Koch Media

In onda mercoledì 12 su Rai Movie, ore 14.00
Voto al film:

It is not about the music: it’s about you

La musica come mezzo di elevazione e di riscatto personale: questo è il tema alla base di L’ottava nota, opera quinta del franco/canadese François Girard che torna a occuparsi di musica dopo Il violino rosso (1998) e Trentadue piccoli film su Glenn Gould (1993).

Questa volta l’obiettivo è puntato su Stet (Garrett Wareing), un ragazzino disadattato che deve trovare sé stesso nonostante una situazione familiare problematica (un padre biologico che non ha mai visto e una madre alcolista). Ad aiutarlo ci sono un’insegnante volenterosa e combattiva e… una sceneggiatura troppo presente. Il problema fondamentale di questo film è che gli eventi sembrano scaturire non tanto da un processo di necessità o da una logica causa/effetto, quanto da un percorso predefinito di cui essi rappresentano le prevedibili tappe. Così, tutti i possibili elementi che costituiscono un cliché di questo genere di film (che potremmo definire musical drama) si ripresentano inesorabilmente: il carattere teppistico del protagonista, la morte del genitore che rappresenta il suo punto di riferimento, un’opportunità che giunge come deus ex machina (e che Stet cerca incomprensibilmente di sabotare più volte), personaggi così incastonati nei propri ruoli di buoni e cattivi da sconfinare nella caricatura. Persino la presenza e la bravura di attori del calibro di Dustin Hoffman e Kathy Bates sono soverchiate dai personaggi – marmorei anche nei loro prevedibili cambiamenti di tono e atteggiamento – in cui sono intrappolati.

Ma non tutto è negativo: alcuni dialoghi sono efficaci e soprattutto la pellicola ha il pregio di trattare il tema della musica come strumento utile in un contesto educativo a regolamentare i legami sociali (il rispetto dei ruoli altrui), instaurare amicizie (come quella con Fernando) e primariamente a varcare la soglia dell’adolescenza, in quel complicato passaggio che nel caso del protagonista non è solo psicologico ma anche fisico (la muta della voce).

Importante ed accurata la colonna sonora del film, con un repertorio che alla settima arte non capita spesso di frequentare: dal mottetto Spem in alium di Thomas Tallis (1570) alla lottava-notacanzone popolare delle aree centro-europee Niska Banja, dal Requiem di Fauré (1888) al Balulalow di Britten (1942) all’Ode per il compleanno della Regina Anna di Georg Friedrich Händel (1713).

Certo, il film riesce anche a porre l’accento sulle note negative di un ambiente musicale troppo competitivo, dove il canto diviene un esercizio per emergere più che un mezzo per creare armonia (si pensi al duello tra i due solisti), e nonostante non si possa dire che l’opera abbia (o raggiunga) un intento sociale o sociologico, è interessante la riflessione sul coltivare “il mistero del proprio talento” e sull’impegno e il sacrificio che richiede la lotta per affermare sé stessi.

SCHEDA TECNICA
L’ottava nota (Boychoir, USA, 2014) – REGIA: François Girard. SCENEGGIATURA: Ben Ripley. FOTOGRAFIA: David Franco. MONTAGGIO: Gaetan Huot. MUSICHE: Brian Byrne. CAST: Garrett Wareing, Dustin Hoffman, Kathy Bates, Eddie Izzard, Kevin Michael McHale, Debra Winger. GENERE: Drammatico. DURATA: 103’. DVD italiano distribuito da Koch Media dal 2 dicembre 2016.

https://www.youtube.com/watch?v=lMWl6-mlDD4&index=1&list=PLXnHWWdpL-Y46jGJrLtWfWWlaQXBzeV_M[:en]


Alessandro Guatti scrive di L’ottava nota, film di François Girard annunciato da un anno in Italia, ma non ancora uscito in sala

It is not about the music: it’s about you

La musica come mezzo di elevazione e di riscatto personale: questo è il tema alla base di L’ottava nota, opera quinta del franco/canadese François Girard che torna a occuparsi di musica dopo Il violino rosso (1998) e Trentadue piccoli film su Glenn Gould (1993).

Questa volta l’obiettivo è puntato su Stet (Garrett Wareing), un ragazzino disadattato che deve trovare sé stesso nonostante una situazione familiare problematica (un padre biologico che non ha mai visto e una madre alcolista). Ad aiutarlo ci sono un’insegnante volenterosa e combattiva e… una sceneggiatura troppo presente. Il problema fondamentale di questo film è che gli eventi sembrano scaturire non tanto da un processo di necessità o da una logica causa/effetto, quanto da un percorso predefinito di cui essi rappresentano le prevedibili tappe. Così, tutti i possibili elementi che costituiscono un cliché di questo genere di film (che potremmo definire musical drama) si ripresentano inesorabilmente: il carattere teppistico del protagonista, la morte del genitore che rappresenta il suo punto di riferimento, un’opportunità che giunge come deus ex machina (e che Stet cerca incomprensibilmente di sabotare più volte), personaggi così incastonati nei propri ruoli di buoni e cattivi da sconfinare nella caricatura. Persino la presenza e la bravura di attori del calibro di Dustin Hoffman e Kathy Bates sono soverchiate dai personaggi – marmorei anche nei loro prevedibili cambiamenti di tono e atteggiamento – in cui sono intrappolati.

Ma non tutto è negativo: alcuni dialoghi sono efficaci e soprattutto la pellicola ha il pregio di trattare il tema della musica come strumento utile in un contesto educativo a regolamentare i legami sociali (il rispetto dei ruoli altrui), instaurare amicizie (come quella con Fernando) e primariamente a varcare la soglia dell’adolescenza, in quel complicato passaggio che nel caso del protagonista non è solo psicologico ma anche fisico (la muta della voce).

Importante ed accurata la colonna sonora del film, con un repertorio che alla settima arte non capita spesso di frequentare: dal mottetto Spem in alium di Thomas Tallis (1570) alla lottava-notacanzone popolare delle aree centro-europee Niska Banja, dal Requiem di Fauré (1888) al Balulalow di Britten (1942) all’Ode per il compleanno della Regina Anna di Georg Friedrich Händel (1713).

Certo, il film riesce anche a porre l’accento sulle note negative di un ambiente musicale troppo competitivo, dove il canto diviene un esercizio per emergere più che un mezzo per creare armonia (si pensi al duello tra i due solisti), e nonostante non si possa dire che l’opera abbia (o raggiunga) un intento sociale o sociologico, è interessante la riflessione sul coltivare “il mistero del proprio talento” e sull’impegno e il sacrificio che richiede la lotta per affermare sé stessi.

SCHEDA TECNICA
L’ottava nota (Boychoir, USA, 2014) – REGIA: François Girard. SCENEGGIATURA: Ben Ripley. FOTOGRAFIA: David Franco. MONTAGGIO: Gaetan Huot. MUSICHE: Brian Byrne. CAST: Garrett Wareing, Dustin Hoffman, Kathy Bates, Eddie Izzard, Kevin Michael McHale, Debra Winger. GENERE: Drammatico. DURATA: 103’

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