Venezia 79 – Margini

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Voto al film:

Coming of age in stile punk

Se il concerto bolognese a cui il vostro gruppo era invitato viene annullato, cosa fate? Naturalmente non vi date per vinti e provate a portare nel vostro paese la famosissima band a cui dovevate fare da apertura! Il problema è che il vostro genere musicale è lo streetpunk, i Defense sono in tournée a Mosca e voi state a Grosseto, dove organizzare un concerto hardcore non è proprio facilissimo.

Questo è l’incipit di Margini, urlato esordio di Niccolò Falsetti nel lungometraggio di finzione che riesce a raccontare una scena musicale non abitualmente sotto i riflettori dal punto di vista di una generazione (quella dei trentenni) in bilico tra la giovinezza e l’età adulta, a cui si affaccia con quel misto di ansia, paura ed eccitazione che questo film descrive molto bene. Uno dei pregi di Margini, infatti, è l’attenzione che la sceneggiatura di Niccolò Falsetti, Tommaso Renzoni, Francesco Turbanti (quest’ultimo anche attore nei panni di uno dei protagonisti) dedica all’introspezione dei personaggi: senza renderla oggetto specifico di attenzione narrativa, ne fa emergere la psicologia attraverso snodi narrativi ben scritti e ben diretti, dove l’interpretazione degli attori (accanto a Turbanti, troviamo Matteo Creatini e l’Emanuele Linfatti di Martin Eden) si accorda a una regia che rende i gesti e gli sguardi efficaci anche quando ordinari. Le personalità dei tre amici (batterista, chitarrista e bassista/violoncellista) emergono dalle loro scelte e si vanno delineando gradualmente, distinguendosi l’una dall’altra. Mentre infatti all’inizio del film i tre protagonisti appaiono compatti nella loro devozione alla causa del concerto (che per loro è strumento di affermazione personale e sociale all’interno di una comunità che non li prende troppo sul serio), è interessante vedere come per ognuno di loro le priorità cambino in quella “fine estate 2008” in cui è ambientato il racconto. Oltre che per il nobile tema dello strenuo perseguimento dei propri obiettivi e dell’affrontare ogni difficoltà per realizzare i propri sogni (che Falsetti tratta con coerenza e partecipazione anche a causa della sua personale esperienza musicale nella scena streetpunk con i PEGS), Margini è un esordio interessante perché internamente coerente: la narrazione è scandita da una colonna sonora punk ad alto volume che riflette gli stati d’animo dei protagonisti e il mondo nel quale si muovono; il montaggio è assai efficace nel restituire allo spettatore il ritmo interno dei personaggi (merita un plauso la prima sequenza in macchina); lo studio sul sonoro è approfondito e ci permette di entrare e uscire dal mondo interiore dei ragazzi a seconda dello “spazio” acustico affidato a radio, auricolari, sessioni di prove o live.

C’è tuttavia un problema che penalizza Margini come altri recenti prodotti della cinematografia italiana: se l’uso della parlata dialettale o delle inflessioni gergali avvicina innegabilmente il pubblico al mondo raccontato (acuendone anzi la veridicità alla base), esso deve essere supportato da un’ottima presa di suono, pena l’allontanamento dello spettatore qualora i dialoghi risultino difficilmente comprensibili. Resta dunque qualche perplessità se si guarda a Margini come al prodotto di un’industria culturale (tanto più che è una produzione Manetti Bros.), mentre se lo si analizza come espressione artistica esso convince per la sua genuinità e per la sua freschezza, per la capacità di coinvolgere anche chi del punk non è appassionato e soprattutto per il suo sguardo un po’ malinconico su questa gioventù che – stridendo con l’immagine (superficiale) che talvolta si ha della scena musicale hardcore – è ben raccontata nella sua complessità. Margini – in concorso alla Settimana internazionale della critica della 79ª Mostra del cinema di Venezia, dove si è aggiudicato il premio del pubblico – è in fondo un coming of age individuale e generazionale, un viaggio nell’amicizia attraverso gli imprevisti della vita che cambiano valori e prospettive: da questo punto di vista, si rivela coerente anche il finale sulle note di Se bruciasse la città di Massimo Ranieri.

SCHEDA TECNICA

Margini (Italia, 2022) – REGIA: Niccolò Falsetti. SCENEGGIATURA: Niccolò Falsetti, Tommaso Renzoni, Francesco Turbanti. MONTAGGIO: Stefano De Marco, Roberto Di Tanna. FOTOGRAFIA: Alessandro Veridiani. CAST: Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Valentina Carnelutti. GENERE: Commedia drammatica. DURATA: 91′.

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