Oasis: Supersonic

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Per gli amanti degli Oasis, ospitiamo sulle nostre pagine la bella recensione di Mariangela Carbone su Supersonic di Mat Whitecross

Voto al film:

“Oasis was like a Ferrari. Great to look at. Great to drive”

Knebworth, agosto 1996. Inquadratura aerea di 250.000 fans trepidanti davanti al palco su cui gli Oasis stanno per fare la storia. Altri due milioni e mezzo di persone non sono riuscite a comprare il biglietto. “This is history, this is history, right here, right now”: con queste parole, che Noel rivolge al pubblico, si apre l’atteso documentario Oasis: Supersonic, nelle sale italiane dal 7 al 9 novembre.

oasis-2Diretto da Mat Whitecross, racconta la nascita della band dai primi anni ’90, quando fratelli Gallagher e compagni suonano in una minuscola sala prove con nient’altro che un poster dei Beatles alla parete, casse Marshall e tanta voglia di imprimere il nome Oasis nella storia della musica e nel cuore di una generazione. Quando iniziano i tour sono sconosciuti, ma determinati; angry young men che in soli tre anni spiccano il volo dai quartieri popolari di Manchester fino alle vette delle classifiche, diventando il più grande fenomeno musicale britannico dopo i Fab Four.

La svolta decisiva avviene nel 1993 a Glasgow, quando vengono scoperti da Alan McGee e scritturati dalla Creation Records, evento che viene salutato dai Gallagher come un segno del destino. Da qui inizia l’ascesa verso il successo: l’album d’esordio Definitely Maybe appena esce “è già un classico di quel tempo”: fan di tutto il mondo conoscono a memoria i testi di SupersonicLive Forever, e nel 1995 gli Oasis realizzano quello che è stato definito il miglior album degli anni ’90.

Lo spettatore segue i matti fratelli inglesi tra viaggi in furgone, sbronze, pomeriggi di registrazioni e partite del City in tv, tutto scandito dai litigi tra Liam e Noel. È la mamma Peggie a raccontarci la rivalità tra i due, che è stata la forza e la debolezza degli Oasis, ciò che li ha resi una vera rock band, tra lanci di chitarre, risse e minacce di scioglimenti, fino ad arrivare a quello definitivo nel 2009.

Due fratelli così diversi (cane e gatto, come dice Noel o Caino oasis-3e Abele, come dice Liam), ma telepatici, complementari, indispensabili l’uno per l’altro, e uniti dalla stessa difficile infanzia e dalla stessa rabbia. Legando video inediti, mediante collages grafici e un montaggio entusiasmante, il regista mostra come Liam e Noel siano riusciti a trasformare questa rabbia in musica, riversando in studio – e soprattutto sul palco – tutta la carica vitale e l’energia che solo il rock permette di esprimere. Liam canta con una potenza graffiante fino a ferirsi la gola, ma è l’unico cantante rock a rimanere immobile sul palco per guardare, in ammirato silenzio, le migliaia di persone che cantano e alzano le braccia davanti a lui, per lui.

L’amore degli Oasis per il pubblico forse non era mai stato mostrato in maniera così emozionante. Questo è il lato umano e meno conosciuto dei fratelli Gallagher, che il regista ci permette di conoscere andando oltre l’etichetta di “giovani hooligans” affibbiata loro dalla stampa. Se non fossero diventati gli Oasis, forse si sarebbero messi davvero nei guai. Ma la musica ha salvato la loro vita, e spesso anche la nostra. D’you know what i mean?

SCHEDA TECNICA
Oasis: Supersonic (Id., GB, 2016) – REGIA: Mat Whitecross. FOTOGRAFIA: Tarek Ben Abdallah. MONTAGGIO: Paul Monaghan. MUSICHE: Rael Jones, Oasis. CAST: Noel Gallagher, Liam Gallagher, Paul Arthurs, Peggy Gallagher. GENERE: Documentario. DURATA: 122′


Per gli amanti degli Oasis, ospitiamo sulle nostre pagine la bella recensione di Mariangela Carbone su Supersonic di Mat Whitecross

“Oasis was like a Ferrari. Great to look at. Great to drive”

Knebworth, agosto 1996. Inquadratura aerea di 250.000 fans trepidanti davanti al palco su cui gli Oasis stanno per fare la storia. Altri due milioni e mezzo di persone non sono riuscite a comprare il biglietto. “This is history, this is history, right here, right now”: con queste parole, che Noel rivolge al pubblico, si apre l’atteso documentario Oasis: Supersonic, nelle sale italiane dal 7 al 9 novembre.

Diretto da Mat Whitecross, racconta la nascita della band dai primi anni ’90, quando fratelli Gallagher e compagni suonano in una minuscola sala prove con nient’altro che un poster dei Beatles alla parete, casse Marshall e tanta voglia di imprimere il nome Oasis nella storia della musica e nel cuore di una generazione. Quando iniziano i tour sono sconosciuti, ma determinati; angry young men che in soli tre anni spiccano il volo dai quartieri popolari di Manchester fino alle vette delle classifiche, diventando il più grande fenomeno musicale britannico dopo i Fab Four.

La svolta decisiva avviene nel 1993 a Glasgow, quando vengono scoperti da Alan McGee e scritturati dalla Creation Records, evento che viene salutato dai Gallagher come un segno del destino. Da qui inizia l’ascesa verso il successo: l’album d’esordio Definitely Maybe appena esce “è già un classico di quel tempo”: fan di tutto il mondo conoscono a memoria i testi di Supersonic e Live Forever, e nel 1995 gli Oasis realizzano quello che è stato definito il miglior album degli anni ’90.

Lo spettatore segue i matti fratelli inglesi tra viaggi in furgone, sbronze, pomeriggi di registrazioni e partite del City in tv, tutto scandito dai litigi tra Liam e Noel. È la mamma Peggie a raccontarci la rivalità tra i due, che è stata la forza e la debolezza degli Oasis, ciò che li ha resi una vera rock band, tra lanci di chitarre, risse e minacce di scioglimenti, fino ad arrivare a quello definitivo nel 2009.

Due fratelli così diversi (cane e gatto, come dice Noel o Caino e Abele, come dice Liam), ma telepatici, complementari, indispensabili l’uno per l’altro, e uniti dalla stessa difficile infanzia e dalla stessa rabbia. Legando video inediti, mediante collages grafici e un montaggio entusiasmante, il regista mostra come Liam e Noel siano riusciti a trasformare questa rabbia in musica, riversando in studio – e soprattutto sul palco – tutta la carica vitale e l’energia che solo il rock permette di esprimere. Liam canta con una potenza graffiante fino a ferirsi la gola, ma è l’unico cantante rock a rimanere immobile sul palco per guardare, in ammirato silenzio, le migliaia di persone che cantano e alzano le braccia davanti a lui, per lui.

L’amore degli Oasis per il pubblico forse non era mai stato mostrato in maniera così emozionante. Questo è il lato umano e meno conosciuto dei fratelli Gallagher, che il regista ci permette di conoscere andando oltre l’etichetta di “giovani hooligans” affibbiata loro dalla stampa. Se non fossero diventati gli Oasis, forse si sarebbero messi davvero nei guai. Ma la musica ha salvato la loro vita, e spesso anche la nostra. D’you know what i mean?

SCHEDA TECNICA
Oasis: Supersonic (Id., GB, 2016) – REGIA: Mat Whitecross. FOTOGRAFIA: Tarek Ben Abdallah. MONTAGGIO: Paul Monaghan. MUSICHE: Rael Jones, Oasis. CAST: Noel Gallagher, Liam Gallagher, Paul Arthurs, Peggy Gallagher. GENERE: Documentario. DURATA: 122′

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Per gli amanti degli Oasis, ospitiamo sulle nostre pagine la bella recensione di Mariangela Carbone su Supersonic di Mat Whitecross

“Oasis was like a Ferrari. Great to look at. Great to drive”

Knebworth, agosto 1996. Inquadratura aerea di 250.000 fans trepidanti davanti al palco su cui gli Oasis stanno per fare la storia. Altri due milioni e mezzo di persone non sono riuscite a comprare il biglietto. “This is history, this is history, right here, right now”: con queste parole, che Noel rivolge al pubblico, si apre l’atteso documentario Oasis: Supersonic, nelle sale italiane dal 7 al 9 novembre.

Diretto da Mat Whitecross, racconta la nascita della band dai primi anni ’90, quando fratelli Gallagher e compagni suonano in una minuscola sala prove con nient’altro che un poster dei Beatles alla parete, casse Marshall e tanta voglia di imprimere il nome Oasis nella storia della musica e nel cuore di una generazione. Quando iniziano i tour sono sconosciuti, ma determinati; angry young men che in soli tre anni spiccano il volo dai quartieri popolari di Manchester fino alle vette delle classifiche, diventando il più grande fenomeno musicale britannico dopo i Fab Four.

La svolta decisiva avviene nel 1993 a Glasgow, quando vengono scoperti da Alan McGee e scritturati dalla Creation Records, evento che viene salutato dai Gallagher come un segno del destino. Da qui inizia l’ascesa verso il successo: l’album d’esordio Definitely Maybe appena esce “è già un classico di quel tempo”: fan di tutto il mondo conoscono a memoria i testi di Supersonic e Live Forever, e nel 1995 gli Oasis realizzano quello che è stato definito il miglior album degli anni ’90.

Lo spettatore segue i matti fratelli inglesi tra viaggi in furgone, sbronze, pomeriggi di registrazioni e partite del City in tv, tutto scandito dai litigi tra Liam e Noel. È la mamma Peggie a raccontarci la rivalità tra i due, che è stata la forza e la debolezza degli Oasis, ciò che li ha resi una vera rock band, tra lanci di chitarre, risse e minacce di scioglimenti, fino ad arrivare a quello definitivo nel 2009.

Due fratelli così diversi (cane e gatto, come dice Noel o Caino e Abele, come dice Liam), ma telepatici, complementari, indispensabili l’uno per l’altro, e uniti dalla stessa difficile infanzia e dalla stessa rabbia. Legando video inediti, mediante collages grafici e un montaggio entusiasmante, il regista mostra come Liam e Noel siano riusciti a trasformare questa rabbia in musica, riversando in studio – e soprattutto sul palco – tutta la carica vitale e l’energia che solo il rock permette di esprimere. Liam canta con una potenza graffiante fino a ferirsi la gola, ma è l’unico cantante rock a rimanere immobile sul palco per guardare, in ammirato silenzio, le migliaia di persone che cantano e alzano le braccia davanti a lui, per lui.

L’amore degli Oasis per il pubblico forse non era mai stato mostrato in maniera così emozionante. Questo è il lato umano e meno conosciuto dei fratelli Gallagher, che il regista ci permette di conoscere andando oltre l’etichetta di “giovani hooligans” affibbiata loro dalla stampa. Se non fossero diventati gli Oasis, forse si sarebbero messi davvero nei guai. Ma la musica ha salvato la loro vita, e spesso anche la nostra. D’you know what i mean?

SCHEDA TECNICA
Oasis: Supersonic (Id., GB, 2016) – REGIA: Mat Whitecross. FOTOGRAFIA: Tarek Ben Abdallah. MONTAGGIO: Paul Monaghan. MUSICHE: Rael Jones, Oasis. CAST: Noel Gallagher, Liam Gallagher, Paul Arthurs, Peggy Gallagher. GENERE: Documentario. DURATA: 122′

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