The Get Down – Parte 1

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Federica Salini ci guida alla scoperta della cultura underground anni Settanta di The Get Down, la serie tv di Netflix ideata da Buz Luhrmann e Stephen Adly Guirgis

 

Voto al film:

 

Up from the ground

 

New York, 1996. Un rapper con felpa, cappuccio e occhiali da sole, secondo i migliori cliché, ci riporta back to 1977. Allora le luci del palcoscenico si abbassano e con un’ellisse è subito Bronx.

 

the-get-down-2Baz Luhrmann ci accompagna per mano nella metà degli anni Settanta, in un melting pot fatto di capelli cotonati e minigonne, baby gang, sparatorie e spacciatori, un mix da cui sgorgano con veemenza le rime del rap e da cui incalza l’hip hop. Da tutto ciò e dall’angusta cucina di un piccolo e fatisciente appartamento, Zeke (Justice Smith) vuole elevarsi, facendosi strada armato solo della sua penna e delle sue rime, oltre che dell’amore per Mylene (Herizen Guardiola) che, a sua volta, sogna le luci della ribalta, in una lotta continua con il padre pastore (Gabriele Esposito) che la vorrebbe tenere lontana dalla “musica del diavolo”.

 

Baz Luhrmann non dimentica da dove proviene e forte si fa sentire l’eco di Moulin Rouge o di Romeo + Juliet, ma questa volta siamo ben lontani dalla totale centralità del tema d’amore che predominava nelle sue opere precedenti: The Get Down, quasi calcando le impronte di un romanzo di formazione, è una storia di crescita, di un anelito verso l’assoluto che si traduce in termini di ricerca di se stessi, a colpi di rap e hip hop, con cui i protagonisti cercano di innescare una rivoluzione dal basso.

 

E poi c’è Shaolin (Shameik Moore) che, quasi con un ingresso divistico in scena (la macchina da presa infatti indugia lungamente solo sulle sue Puma rosse prima di svelarci il volto del protagonista), diventa il promotore della crew, la sua tana il centro nevralgico da cui prende le mosse il collaudarsi del gruppo dei “fantastici quattro più uno”, pronti a cambiare il mondo a suon di musica, sotto le direttive del dj Grandmaster Flash.

 

Con una colonna sonora costituita da inediti (ad esempio Telepathy firmato da Christina Aguilera) e classici riadattati ad hoc per l’occasione, The Get Down, con i suoi sei episodi che oscillano tra i sessanta e i novanta minuti, si aggiudica il titolo di serie più dispendiosa tra quelle prodotte da Netflix, con cifre che si aggirano attorno ai 12 milioni di dollari, per regalarci un’accurata the-get-down-3ricostruzione di quello che “non è Disneyland, è il fottuto Bronx”.

 

Sullo sfondo della street art e di palazzi che bruciano, il tutto condito con una buona dose di arti marziali, lo sguardo incantato di questi giovanissimi si perde, osservando svanire verso l’orizzonte il treno che attraversa la città, chiedendosi, probabilmente, dove condurrà alla fine questo viaggio.

 

E noi intanto attendiamo la seconda parte della prima stagione in programma per il 2017. Stay tuned.

 

SCHEDA TECNICA
The Get Down (USA, 2016). IDEATORI: Baz Luhrmann, Stephen Adly Guirgis. SCENEGGIATURA: Baz Luhrmann, Stephen Adly Guirgis. MONTAGGIO: Vanessa Procopio, Allyson C. Johnson. MUSICHE: Elliot Wheeler. CAST: Justice Smith, Herizen Guardiola, Gabriele Esposito, Shameik Moore. GENERE: Drammatico. DURATA: 52’. Trasmesso da Netflix dal 12 agosto.

 

 

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