Biografilm 2017: Vai col liscio – L’epopea del liscio romagnolo in Tre Atti

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Voto al film:

Il costume dei Casadei

Parafrasando il titolo di un libro di Umberto Eco (Il costume di casa, degli inizi degli anni Settanta), il film Vai col liscio – L’epopea del liscio romagnolo in Tre Atti di Giangiacomo De Stefano e Matteo Medri, marca il valore di una famosa tradizione musicale sia rispetto al suo territorio di origine, sia rispetto ad una discendenza familiare che vede il succedersi di generazioni di musicisti.

Diviso in tre atti come la struttura di un’opera lirica postmoderna (gli spettatori cinefili ne potranno vedere l’ultima parte in televisione, su Sky Arte il 28 Giugno), Vai col liscio ricostruisce la storia di un genere che attraversa due secoli, fin da quando il primo violino dell’orchestra Toscanini costituisce una formazione musicale in grado di far ballare i vacanzieri della riviera romagnola; è Carlo Brighi, detto Zaclén, il padre di una tradizione che ha visto la trasformazione del valzer viennese in valzer di liscio, facendosi, forse inconsapevolmente, l’anello di congiunzione di due mondi a cavallo tra cultura alta e cultura bassa. Politica e musica vanno a braccetto: al passo con le tendenze populiste e socialiste dell’epoca, i ballerini del liscio di Zaclén si staccano dalla rigorosità del valzer viennese e si stringono, diventando coppia; poi, dopo la seconda guerra mondiale, il liscio si contamina dei ritmi americani e si confronta con il boogie woogie. È Secondo Casadei, “l’uomo che sconfigge il boogie”, che apporta delle novità strutturali (introduzione di sax e batteria) tali da caratterizzare il genere da lì in avanti.

Il documentario è un montaggio di testimonianze non solo dei figli e dei nipoti della discendenza Casadei, di molti degli strumentisti e cantanti che hanno fatto parte delle formazioni di liscio in giro per l’Italia, ma anche di musicisti, storici e musicologi che si sono appassionati a questo fenomeno culturale o che ne hanno fatto parte. Proprio questo grande insieme di intervistati, tutti amici e sostenitori del genere (tra gli altri, Vinicio Capossela e Goran Bregovic, Italo Cucci e Franco Dell’Amore), riconduce al tema della famiglia legato ad una tradizione musicale che si è potuta sviluppare in maniera così ampia – dai concerti intorno alla provincia di Forlì, a quelli nella città di New York – grazie alla forza di coesione che deriva dall’appartenenza ad un gruppo. Allora, tra gli anni Sessanta e Settanta, si viaggia in pullman perché alla fine si torna sempre a casa, e il gruppo Casadei diventa un’orchestra-spettacolo proprio come la società di cui ci parla Debord.

Raul, l’interprete di Romagna mia, il brano più famoso tra le nuove generazioni riportato su un palco da concerto anche dall’ex dj Jovanotti, ha compiuto il miracolo: il liscio romagnolo, oggi, è come il neo-melodico napoletano?

SCHEDA TECNICA
Vai col liscio – L’epopea del liscio romagnolo in Tre Atti (Italia, 2017) – REGIA: Giangiacomo De Stefano, Matteo Medri. CAST: Raul Casadei, Lorenzo Cherubini “Jovanotti”, Vinicio Capossela, Goran Bregovic. GENERE: Documentario. DURATA: 3 episodi da 54′

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