[:it]Wild Style[:]

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Lapo Gresleri recensisce Wild Style, classico della cultura Hip-hop firmato Charlie Ahearn

Voto al film:

Rap-sodia metropolitana

Nell’America degli anni Ottanta, la politica di Reagan prosegue la linea anti-progressista di Nixon e Carter che aveva già provocato una profonda crisi economica e una nuova ondata di razzismo e violenza. Vengono tagliati i programmi sociali, si diffonde un’immagine falsa e distorta dei neri sulla base di vecchi e apparentemente superati stereotipi e si riducono le tasse ai più abbienti, allargando così il divario tra ricchi e poveri. I ghetti si ripopolano, diventando dure e pericolose “terre di nessuno”, scuole di vita dove a vigere è la legge del più forte.

In tale contesto si delinea una delle più interessanti forme d’interazione tra spazio urbano ed espressione artistica, l’Hip-hop, che porta gli abitanti delle periferie a riappropriarsi di uno spazio collettivo – la strada – facendone luogo di incontro e condivisione, 336ac1adce78788f44133142c523cb6briadattandolo alle proprie esigenze in un vero e proprio processo di riqualificazione urbana. Nasce così il graffitismo, esempio ancora oggi tra i più discussi di arte metropolitana a cavallo tra gesto creativo e atto vandalico.

Tra le pellicole che meglio hanno saputo descrivere questa cultura è da annoverare Wild Style, ritratto sentito della vita di un writer nella New York di quegli anni. Seguendo le peripezie artistiche di Zoro (interpretato dal talentuoso graffitaro Lee Quinones), il regista Charlie Ahearn – pur se con scarso approfondimento sociologico – riesce nel non facile tentativo di offrire un ritratto certo di parte, ma comunque veritiero di quel mondo, delle sue leggi, usanze e ritualità.

Qui è la musica a fare da padrona, unico terreno non violento di incontro e scontro, verbale (il Rap) quanto fisico (la Breakdance e il Freestyle), tra gruppi rivali. Sono i momenti migliori del lungometraggio: girando in uno stile quasi Wild_Style_-_6s_365_210shar_s_c1documentario con macchina a spalla tra pubblico e palcoscenico, Ahearn riprende numerose esibizioni di artisti locali, tra cui il noto dj Grandmaster Flash, dalle quali traspare chiaramente non solo il senso di protesta e rivalsa di cui il primo Rap era portavoce, ma soprattutto il senso di collettività che caratterizza gli spettacoli. Come la scena finale nell’“anfiteatro”, dove tutti gli artisti si radunano per un grande concerto, una cerimonia dove gli attriti sviluppatisi nell’arco narrativo del film si sciolgono in un momento di festa condivisa. Una partecipazione comunitaria che si fa segno di una pacifica convivenza tra parti, valore allora come oggi più che mai necessario al vivere civile.

SCHEDA TECNICA
Wild Style (Id., USA, 1983) – REGIA: Charlie Ahearn. SCENEGGIATURA: Charlie Ahearn. FOTOGRAFIA: Clive Davidson, John Foster. MONTAGGIO: Steven C. Brown. MUSICA: Fab 5 Freddy, Chris Stein. CAST: George “Lee” Quinones, Patti Astor, Sandra “Pink” Fabara, Fab 5 Freddy, Busy Bee, Grandmaster Flash. GENERE: Drammatico. DURATA: 82′

https://www.youtube.com/watch?v=Hee38-NV11E[:]

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