Voto al film:
Caro diario, uno splendido ventisettenne
Su Caro Diario, tornato al cinema dopo il restauro in 4K per opera della Cineteca di Bologna, mi vengono da fare due considerazioni all’impronta. La prima: nonostante le macchine, i palinsesti sciorinati da Carpentieri, l’assenza di cellulari e tutti i marcatori temporali presenti, nonostante lo stesso Moretti abbia dichiarato che il fatto che si inizino a restaurare i suoi film gli fa un po’ impressione, il film è invecchiato splendidamente, conservando originalità, freschezza e acume. La scena da film italiano triste e improntato sulle relazioni sociali e che pontifica su come una certa generazione vive, in questo caso l’imborghesimento dei sessantottini, fa tuttora (purtroppo) ridere perché non mancano i riferimenti nuovi di zecca – uno per tutti Perfetti sconosciuti. I critici come quello interpretato dal compianto Mazzacurati torturato da Moretti, con i blog e i video blog, sono centuplicati – per non parlare dell’enfasi posta da parte di essi su film della stessa risma di Henry pioggia di sangue. L’intellettuale che, poco schermato dalle trappole dei media, ci cade con tutti i piedi è una delle trovate più geniali del film e l’interpretazione dignitosa di Carpentieri è magistrale. Quanto alla situazione kafkiana dei medici, beh, si commenta da sola.
La seconda considerazione: il regista più stonato di tutti i tempi ha realizzato un film colmo di splendidi contrappunti fra musica e immagini. Queste ultime ci restituiscono una Roma bellissima fatta di palazzi e quartieri da esplorare con lo sguardo che rappresentano, oltre a quello che Bazin avrebbe definito “il complesso della mummia” perché sono passati ventisette anni e molte cose sono cambiate, un’interessante esperienza visiva. Intanto, sotto, Piovani e gli altri costruiscono l’atmosfera: la soffusa sensualità di Leonard Cohen, la voglia danzereccia di Visa para un sueño, Angélique Kidjo per gli intenditori, il mitico Khaled che riporta subito alle estati afose dei primi anni Novanta e il meditativo Köln Concert di Keith Jarret di sottofondo allo scenario dell’omicidio Pasolini, all’epoca piuttosto lasciato a se stesso.
Le isole poi sono state una brillante intuizione visiva al fine di rappresentare mondi atomizzati. I genitori, i politici locali con grandi aspirazioni frustrate, la movida chic di Panarea, il pessimismo penitente e masochista di matrice culturale religiosa… Qua interviene Piovani, è rimasto nell’immaginario auditivo l’iconico tema del Campo di pallone, che incornicia il tono malinconico, brutalmente sincero, ironicamente analitico, giocoso e pungente del film. Tono che il musicista conferma nella terza parte con lo struggente tema dei Medici.
A farci caso, Caro Diario ha una struttura tripartita: la prima parte stabilisce il tema, la seconda lo varia introducendo Gerardo come personaggio con cui Moretti interagisce, la terza torna a Roma e alla prospettiva diaristica ibridata con la realtà del primo tema – con variazione. Moretti sarà pure stonato come una campana, ma è stato sposato a Silvia Nono figlia di uno dei più grandi compositori del Novecento e nipote di Arnold Schoenberg e uno può divertirsi a pensare che le strutture classiche occidentali tripartite della musica da ballo abbiano fatto da scheletro ideale per film – che peraltro insiste, soprattutto inizialmente, sul tema della danza, di Flashdance e di Jennifer Beals e le sue scarpe.