“Follia in musical”
“La band più importante e più influente del mondo” viene raccontata da Alex Ross Perry in un documentario originalissimo.
La carriera ufficiale dei Pavement – band indie-rock statunitense conosciuta in tutto il mondo – copre il decennio 1989-1999, anno in cui si sono sciolti (“not a big deal”, secondo l’autore) per poi riunirsi nel 2022. E questo sì che fu un “big deal”: per l’occasione venne allestita una mostra itinerante (Pavements 1933-2022: A Pavement Museum) con centinaia di gadget veri e fittizi che ripercorrevano la storia del gruppo (dai vari dischi a opere d’arte figurativa, da pezzi di unghie dei componenti (!) a poster e locandine di concerti), fu messo in scena un musical dal titolo Slanted! Enchanted! A Pavement Musical che richiamava il loro primo album (Slanted and Enchanted) e fu deciso che si sarebbe girato un documentario su di loro.
Il film di Perry racconta tutto questo attraverso un intreccio di generi, storie e riferimenti: un susseguirsi di scatole cinesi e meta-cinema allo stato puro dove accanto alle riprese delle prove per il concerto della grande reunion (che era in realtà la seconda, visto che già nel 2010 la band si era riunita brevemente per esibirsi in un tour mondiale) vi sono interviste ai ballerini, ai cantanti e ai coreografi del musical, nonché agli attori che dovrebbero interpretare i componenti del gruppo nel film la cui realizzazione il documentario di Perry si propone di seguire. Se siete confusi, non preoccupatevi: Pavements è un film-matrioska che racchiude un mokumentary e si struttura su più livelli. Ma è davvero divertente, pieno di giocosità e naturalmente di musica. Si riflette su temi importanti come il fandom, le aspettative, il rapporto con il successo (“I was dressed for success, but success it never comes”) attraverso scene comiche che sfiorano il meta-multiverso: Joe Keery (lo Steve Harrington di Stranger Things), che interpreta Stephen Malkmus da giovane, cita espressamente la serie che lo ha reso famoso e per entrare al meglio nella parte pretende di essere presentato agli altri attori come “Stephen” e di studiare la conformazione della lingua del cantante. Echeggia pure il metodo Stanislavskij quando risponde soltanto a chi lo chiama Stephen!
Con il pretesto del “film nel film”, si ricostruiscono situazioni appartenenti alla storia della band e alle biografie dei suoi membri con uno stile intenzionalmente piatto e tradizionale, proprio per sottolineare l’atipicità del resto del film in cui regia, fotografia e montaggio sono completamente liberi da ogni preconfezionato standard visivo e restituiscono l’anima propriamente indie e rivoluzionaria della band.
Questa discrepanza è naturalmente interpretabile come dichiarazione di poetica da parte del regista: una forma di ribellione verso il desueto e ripetitivo modo di raccontare le biografie dei musicisti, e al contempo un atto di consapevolezza della peculiarità del proprio progetto, che attraverso continui rimandi dai membri del gruppo ai membri del cast costruisce un percorso originale per delineare – tra musical e film – l’evoluzione cronologica dei temi presenti nelle incisioni discografiche. Mentre la produzione musicale dei Pavement è passata dal lo-fi affidato quasi esclusivamente ad etichette indipendenti (in particolare la Matador) ad un approccio più tradizionale dell’indie-rock che si avvicinava all’impronta più mainstream, per il musical sono state riarrangiate molte delle hit della band, come Cut Your Hair.
Che siate dunque (stati) fan o siate soltanto curiosi di conoscerli, questo è un documentario che non potete perdere.
SCHEDA TECNICA:
PAVEMENTS (; 2024). REGIA: Alex Ross Perry. SCENEGGIATURA: Alex Ross Perry, Stephen Malkmus. FOTOGRAFIA: Robert Kolodny. MONTAGGIO: Robert Greene. CAST: Pavement, Joe Keery, Michael Esper, Zoe Lister-Jones. MUSICA: Pavement, Keegan DeWitt, Dabney Morris. GENERE: Biografico. DURATA: 128’.