It’s a New Dawn…
Parte inaspettatamente da Nina Simone l’autobiografia artistica di Peaches (pseudonimo di Merrill Beth Nisker) nel bel documentario di Philipp Fussenegger e Judy Landkammer intitolato Teaches of Peaches: la compositrice e cantante canadese afferma di aver preso il nome da una delle protagoniste della canzone intitolata Four Women e di aver mosso da lì i primi passi del suo percorso di (auto) affermazione personale e musicale, quasi ad appropriarsi dell’urlo finale del brano della Simone (“My name is Peaches!”).
Ciò che Peaches racconta in questo lungometraggio, costruito sulla classica alternanza di interviste e materiali d’archivio familiare e di repertorio, è infatti l’evoluzione del suo essere artista a tutto tondo, seguendo una traiettoria che dalle lezioni di musica impartite ai bambini giunge all’ultima grande tournée che ha portato nel mondo la celebrazione del ventennale del suo secondo disco (il primo firmato come Peaches), ovvero, appunto, Teaches of Peaches, pubblicato nel 2000.
Un punto di forza di questo film è senza dubbio il non limitarsi a raccontare un tour internazionale o l’evoluzione della carriera della sua protagonista: il racconto di Landkammer e Fussenegger è ben organizzato intorno a un’analisi anche emotiva di Peaches, che riflette in prima persona sul suo passato e sul suo presente sia dal punto di vista musicale sia da quello umano. L’energia e l’adrenalina innescate dai concerti non nascondono la stanchezza fisica e lo sfinimento psicologico (dovuti anche all’età) derivanti dalle notti insonni e dagli sforzi, mentre la rielaborazione dei suoi più grandi successi (Teaches of Peaches è il suo album più famoso) diventa occasione per ripercorrere la storia dei singoli brani (Set It Off, Lovertits…), le circostanze in cui sono nati e i cambiamenti che la società e l’artista stessa hanno attraversato negli ultimi vent’anni.
Da questo punto di vista, il film è una sorta di backstage non solo a livello letterale ma anche a livello metaforico, svelandoci ciò che c’è dietro la “facciata” dell’artista: Peaches apre ai registi e al pubblico del film le porte della sua casa, della sua camera e della sua vita di coppia, lasciando che le sue parole e quelle del partner Black Cracker offrano un ritratto intimo delle loro personalità e delle loro dinamiche relazionali. L’approccio alla vita da parte di Peaches è sempre stato quantomeno eccentrico perché incurante dello sguardo esterno e completamente indifferente all’approvazione sociale del suo stile di vita, tanto rispetto all’abbigliamento quanto al proprio orientamento sessuale o stile di vita sentimentale. Forse omosessuale, forse bisessuale, sicuramente gender fluid, Peaches da sempre combatte in prima persona l’intolleranza, il bigottismo, la chiusura mentale e usa la sua musica e le sue performance provocatorie per innalzare un inno alla libertà di espressione e all’empowerment femminile: indossare un dildo o uno strap-on sopra un pantaloncino o una gonna troppo corta è il pendant figurativo a un testo musicale che urla “Fuck that Pain Away” o “Suckin’ on my titties” su una base techno elettronica. Peaches ha rivoluzionato il modo in cui il discorso femminile e del gender tout-court si erano affacciate sulla scena techno perché attraverso un linguaggio molto esplicito e un’innovativa modalità di porsi al pubblico ha imposto un nuovo modo di essere e di vedere la donna nel contesto musicale, ribaltando proprio il posizionamento dell’artista nell’ottica (di ascolto) del pubblico. La donna non era più la semplice materializzazione del desiderio maschile, ma era finalmente mossa e animata da propri desideri sessuali che voleva urlare al mondo. Se dunque la stessa Peaches riconosce che l’aspetto importante della sua musica non è rappresentato dalle melodie o dalla vocalità bensì dai concetti espressi nei testi (in cui si ripetono molte volte le stesse frasi per coinvolgere meglio il pubblico nei contesti di disco-dance o nei concerti), è innegabile che oggi Peaches sia vista come un’icona sia della musica sia del femminismo del XXI secolo. Peaches combina la composizione elettronica dal lato musicale con l’esplorazione di una pansessualità nelle parole.
I suoi testi non hanno solo valore sentimentale o privato ma si fanno politici, nel momento in cui lo scopo dell’artista è di fare in modo che certe categorie di persone possano riappropriarsi di questioni da cui erano state escluse per anni o di punti di vista dei quali la società le aveva private.
Teaches of Peaches, pur tradizionale nella sua impostazione e costruzione, cattura dunque lo spettatore grazie ad una protagonista coinvolgente, che rivela qualcosa di nuovo anche a chi già conosceva il lato pubblico del suo personaggio.