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Le impressioni di Alessandro Guatti su Strike a Pose, documentario di Ester Goud e Reijer Zwaan dedicato al gruppo di ballerini del Blond Ambition Tour di Madonna
Qui la recensione apparsa anche su Cinefilia Ritrovata
Confessin’ on the Dance Floor
Sono diverse le direzioni in cui si sviluppa Strike a Pose, documentario di Ester Goud e Reijer Zwaan sui ballerini del Blond Ambition Tour di Madonna (1990).
C’è la strada del meta-documentario, in cui si raccontano genesi e conseguenze del documentario A letto con Madonna (Truth or Dare), che narrava la vita quotidiana dei partecipanti al famoso tour; c’è la via del bio-pic collettivo, esplorazione delle vite dei sette ballerini nei 25 anni successivi; c’è il sentiero del melodramma, che vuole suscitare commozione mostrandoci il riavvicinamento dei sei ragazzi ancora vivi.
Questa molteplicità di direzioni si riflette nella varietà di stili e materiale visivo che caratterizza la pellicola: interviste, spezzoni di Truth or Dare, backstage in bianco e nero, frammenti di live e balletti eseguiti ad hoc sulla musica per piano e chitarra di Bart Westerlaken.
Il primo intento è il più riuscito: lungi dall’essere una didascalica cronistoria degli eventi, il racconto sottolinea l’enorme importanza che Truth or Dare e lo stesso tour di Madonna ebbero a livello sociale. Per l’epoca era grande lo shock che provocavano le nuove immagini del maschio e della donna presentate da Madonna e dai suoi ballerini: una donna sessualmente aggressiva e un uomo oggetto di desiderio a cui veniva chiesto di essere sessualmente responsabile. Ma soprattutto appariva sconcertante la normalità dell’essere gay: un’omosessualità sfrontata, esibita, che forzava l’assimilazione da parte del pubblico come fatto naturale. Diverse sono le testimonianze dei fan raccolte per difendere uno show e un documentario – allora considerati scandalosi – che grazie al loro linguaggio esplicito contribuirono all’auto-accettazione di tanti omosessuali.
Ci furono tuttavia anche conseguenze negative: il film insiste sulle difficoltà personali e professionali che ognuno dei protagonisti affrontò negli anni, dalle dipendenze da droga e alcol alla sieropositività. Con le loro confessioni davanti alla macchina da presa, i ballerini si fanno così portavoce del grande tema del film: una riflessione amara sul mondo dello spettacolo e sulla paura che impedisce di avere un rapporto sincero con il mondo. La rivelazione che alcuni di loro sapessero già durante il tour di aver contratto l’HIV è particolarmente significativa proprio perché il messaggio dello show era la libertà di espressione. Express Yourself, cantava Madonna, ma i suoi amici e collaboratori non potevano esprimere nemmeno la propria paura. Goud e Zwaan portano così in superficie il tema della maschera, che nello spettacolo come nella vita non cessa mai di farci mettere in posa.
SCHEDA TECNICA
Strike a Pose (Id., Olanda, 2016) – REGIA: Ester Goud, Reijer Zwaan. SCENEGGIATURA: Ester Gould, Reijer Zwaan. FOTOGRAFIA: Reinout Steenhuizen. MONTAGGIO: Dorith Vinken. MUSICHE: Bart Westerlaken. CAST: Carlton Wilborn, Salim Gauwloos, Oliver Crumes III, Kevin Stea , Jose Gutierrez, Luis Camacho, Sue Trupin. GENERE: Documentario. DURATA: 85′
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