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Parola di Springsteen
In concomitanza con l’uscita dell’acclamata autobiografia Born to Run, il rocker di Freehold racconta se stesso davanti all’obiettivo di Nigel Cole (L’erba di Grace, 2000; We Want Sex, 2010) in Bruce Springsteen: In His Own Words, documentario televisivo presentato in esclusiva italiana su VH1 a pochi mesi di distanza dalla sua prima statunitense.
Poggiato interamente sulle spalle del suo soggetto, unico attore e voce narrante in scena, il film evita la retorica e la celebrazione tipica di buona parte di questi lavori, offrendo un taglio originale e innovativo che ha sorpreso pubblico e critica d’oltreoceano. Allontanandosi dai canoni del genere, non è Cole a raccontare vita e carriera dell’artista bensì, scegliendo alcuni passi dal libro di Bruce, il regista lo lascia libero d’integrarli con parole sue, in un’intima confessione che fa del documentario un compendio di grande valore al testo scritto, anche agli occhi del fan più preparato.
Dai ricordi d’infanzia alle fasi salienti della carriera, la vita dell’artista è ripercorsa tra aneddoti, rare immagini di repertorio e filmati molti dei quali provenienti dall’archivio privato di Springsteen, come se si sfogliasse un album di famiglia. L’autore si sofferma prevalentemente sul difficile rapporto col padre e quello invece disteso con la madre – conflittuali estremi all’interno dei quali si è formata la sua personalità di uomo e artista – l’incontro con i sodali Little Steven e Clarence Clemons, l’E-Street Band, l’amore per la moglie Patti Scialfa. A fare da collante tra i numerosi episodi è la musica, prima valvola di sfogo di pulsioni e aspirazioni giovanili con il rock di Elvis, The Animals, gli Stones, Bob Dylan, poi vero e proprio veicolo per condursi alla ricerca di se stesso in un viaggio lungo una vita, scandito da una depressione più o meno latente di cui Bruce da tempo non fa più segreto.
A emergere dai racconti springsteeniani non è allora l’icona del celebre cantautore, ma il lato umano e comune che fa del Boss quello che è, figura centrale nell’immaginario americano contemporaneo venerata e riverita dal pubblico perché a esso tanto vicina, capace com’è di mettersi a nudo nelle proprie canzoni, offrendo un ritratto di sé onesto e veritiero. Essere sempre se stesso è il segreto di Bruce, la ragione del suo successo, fatto di una dedizione quasi maniacale ad ammiratori e lavoro. L’immedesimazione nelle sue liriche è lo specchio del talento del musicista che da oltre quarant’anni ha saputo coniugare storia collettiva e storie individuali, amore per il proprio Paese e critica alle sue contraddizioni interne, il sogno americano e la disillusione della sua futilità, in una relazione di antipodi che è in fondo la natura stessa dell’essere umano.