Una trama ricca di risvolti
Sesto dei dieci film di Fred Astaire e Ginger Rogers, Follie d’inverno non ha il brio di Cappello a cilindro né la ricchezza coreografica di Voglio danzare con te ma resta un perfetto esempio di musical anni Trenta della RKO, a quel tempo in competizione con la Warner nello sviluppo di un neonato genere espressione dello spirito nazional-popolare statunitense.
Fedele al modello narrativo da commedia “boy meets girl” tipico della casa cinematografica, Follie d’inverno si sviluppa attorno alle vicende del ballerino “Lucky” Garnett che, recatosi a New York in cerca di fortuna e denaro per sposare una giovane altolocata, finisce per innamorarsi della maestra di ballo “Penny” Carroll, a sua volta corteggiata dal cantante e direttore d’orchestra Ricky Romero. L’idea della fortuna (e dell’amore) a portata di mano – come un penny, appunto – traspare già dalle poche righe di sinossi. È la manifestazione dell’american dream, idilliaca immagine di quello che l’America può offrire a chiunque voglia rimboccarsi le maniche, espressione dell’ottimismo del New Deal rooseveltiano ma allo stesso tempo illusione di una ben più complessa e difficile realtà. La Grande Depressione è difatti accantonata da un universo fantastico di evasione e spensieratezza, dove i soldi sono vinti con poco sforzo e l’unica preoccupazione consiste nel risvolto dei pantaloni.
Eppure il musical funziona proprio per questo, un sogno ad occhi aperti dove tutto finisce per il meglio con una risata e danzando sui problemi singolari o collettivi, come suggerisce la scenografia di John Harkrider per il locale Silver Sandal la cui pista da ballo riproduce una veduta aerea stilizzata della Grande mela. Proprio il ballo, come sempre in questo genere, diventa strumento essenziale per orientarsi nei vari triangoli amorosi che compongono la trama. “Ciascun numero di danza fa avvicinare e poi allontanare i due innamorati/ ballerini, in una deliziosa commistione di slancio e prudenza” (Ehsan Khoshbakht). È attraverso la danza infatti che i due protagonisti esprimono le proprie personalità, si presentano uno all’altra, si corteggiano e risolvono gli attriti che inizialmente li contrappongono arrivando in tal modo a dichiarare il loro sentimento (Waltz in Swing Time). Lo stacco musicale si fa dunque elemento pregnante della narrazione, snodo centrale attraverso il quale si dissolvono i gangli emotivi della relazione (The Way You Look Tonight, A Fine Romance, Never Gonna Dance), una via per affrontare e superare le avversità di ogni giorno, scrollarsi di dosso i propri guai e schiacciarli sotto i piedi (Pick Yourself Up, Bojangles of Harlem).
Una nota di merito va infine ai personaggi di Pop e Mabel, spalle comiche dei due protagonisti e loro maturi complici nell’architettare e reggere con leggerezza il loro gioco. Quasi a dire che in due si balla bene, ma in quattro è ancora meglio.