La musica dell’amore
New York, esterno, giorno. È mattina presto quando un taxi giallo si ferma davanti a Tiffany & Co lungo una deserta Quinta Strada, nel cuore di Manhattan. Audrey Hepburn scende, in elegantissimo tubino nero Givenchy, occhiali da sole e capelli raccolti in uno chignon alto impreziosito da una tiara. Si avvicina alle vetrine del negozio, caffellatte in una mano e cornetto nell’altra, e osserva, attenta ed ammirata, i gioielli esposti nei vari angoli dedicati della gioielleria. In sottofondo, la melodia della nostalgica Moon River a firma di Henry Mancini e Johnny Mercer.
Rigore dell’enunciazione, eleganza dello stile, musica significante: il senso di Colazione da Tiffany è già contenuto, in tutta la sua unicità, nella scena iniziale, che fonde elementi narrativi e forme della rappresentazione in un discorso più ampio sull’universo delle relazioni e comportamenti umani.
Il personaggio bizzarro di Holly Golightly – viso e corpo della bellissima attrice britannica – si declina nel corso della storia come paradigma di ambiguità e fascino. Nell’essenza della sua inafferrabilità, Holly è resa in Colazione da Tiffany, allo stesso tempo, come oggetto del desiderio (quasi) irraggiungibile e come essere tormentato da una profonda inquietudine interiore. Se, da un lato, le mise firmate e ricercate, le acconciature perfette e il portamento soave e raffinato della Hepburn conferiscono al personaggio un’aura di riverente attrazione, dall’altro la sua condizione di solitudine, intrisa di vulnerabilità e desiderio di ribellione, è marcata dall’uso connotativo della colonna sonora, e in particolare dall’impiego strumentale della canzone Moon River.
Il testo sonoro composto da Mancini-Mercer svolge, all’interno del film, una funzione sia diegetica che extra-diegetica. Come testo musicale a commento degli eventi rappresentati, segna l’apparizione di Holly sulla scena e ne accompagna il risveglio coraggioso alla realtà (d’amore) nella scena finale; come contenuto narrativo, Moon River è cantata da Holly stessa in una apparizione “cult” nel film: appoggiata alla finestra del suo appartamento, fazzoletto in testa e chitarra in grembo, intona note melodiche che raccontano di sognatori e spiriti liberi, due anime simili alla ricerca di un altrove che esiste solo nell’atto continuo di esplorazione del mondo. Moon River è il biglietto da visita di Holly al nuovo vicino, e poi amore, Paul Varjak e agli spettatori stessi, che ne comprendono tutta la fragilità proprio ascoltando le delicate parole della canzone.
Dentro e fuori la vita per timore di appartenere così come Moon River esiste, significativamente, dentro e fuori la narrazione filmica: la ‘classicità’ perfetta di Colazione da Tiffany non impedisce alla rappresentazione di farsi racconto rivoluzionario, più profondo rispetto a quello di altre commedie sentimentali a lieto fine. L’accettazione stessa dell’amore come senso di appartenenza, che abbatte il perseguimento della libertà assoluta come meccanismo di difesa, e’ marcata da una versione corale di Moon River, più potente e avvolgente, sullo sfondo di una New York piovosa ma mai così piena di senso. Vincitore di due premi Oscar – per la miglior colonna sonora e la miglior canzone – Colazione da Tiffany resta il film di Holly/Audrey e Moon River: un’opera amata ed omaggiata, una storia d’amore dolce e nostalgica, dotata di quel fascino misterioso che, nella sua forma più pura, è proprio della capacità evocatrice della musica.