Peterloo


Voto al film:

Peterloo: il freddo suono delle parole

Sono passati due secoli da quel 19 agosto 1819 in cui, in una piazza di Manchester, la cavalleria del re intervenne per interrompere una manifestazione popolare che chiedeva maggiore democrazia, provocando una strage che prese il nome di “massacro di Peterloo” (una crasi tra St. Peter’s Fields, il luogo dell’eccidio, e Waterloo, battaglia avvenuta 4 anni prima ed a cui parteciparono alcuni soldati protagonisti anche della carneficina di Manchester).
Mike Leigh ricostruisce gli eventi e le motivazioni che portarono a quel tragico epilogo con un approccio che assomiglia a quello di un trattato storico: ci sono le difficili condizioni di vita dei ceti popolari, con le loro aspirazioni e richieste, ci sono gli interessi e le paure di chi gestiva il potere (magistrati e nobili), ma mancano completamente i personaggi. Tutti sono solo comparse (a volte relegate a macchiette come il re) delle cui singole vite non scopriamo quasi nulla, solo tessere che compongono il grande puzzle dell’evento storico. L’unico punto di vista è quello del regista, schierato facilmente a favore del popolo contro un potere arrogante, violento, grottesco e ridicolo, in una rappresentazione eccessivamente semplicistica e manichea (con anche una dose di crudeltà dei soldati nelle scene della strage forse esagerata).
Rigoroso, serioso, con una straordinaria cura dei dettagli (scenografie e costumi) per raccontare con la massima autenticità la vita dell’epoca, Peterloo è anche un film sul potere della parola: orazioni, comizi e riunioni politiche si susseguono incessantemente e, dal parlamento alle più misere bettole, le parole da una parte arano solchi per difendere lo status quo e dall’altra seminano germogli di partecipazione.
Il minimalismo del regista, con il suo stile asciutto e algido, mentre risultava efficacissimo nel raffigurare storie intimiste (soprattutto nei magnifici Naked e Segreti e Bugie), qui finisce per appesantire una narrazione già ridondante. Quasi schiacciato dalla ricerca di una scrupolosa ricostruzione storica e da un afflato politico e didattico, Leigh perde la sua maggiore qualità, ovvero la capacità di creare una straordinaria empatia con i personaggi senza mai cadere nella retorica, di essere umanissimo e commovente ma allo stesso tempo spietato.
In perfetta sintonia con lo spirito del film è la scarna ed essenziale colonna sonora curata da Gary Yershon (che aveva già lavorato con Leigh in Happy-Go-Lucky, Another Year e Mr. Turner). In un film per la gran parte girato in interni e privo di alcun commento sonoro, la musica riempie le scene all’aperto dando vita a intervalli spesso bucolici tra un flusso di parole e l’altro. Che sia una tromba in mezzo alla battaglia, una canzone popolare sulla povertà e la crisi del tessile cantata a cappella, suonatori di tamburi e violini su verdissime colline o festose marce del popolo verso la manifestazione, Yershon crea dei quadretti sonori di grande fascino e dolcezza, con flauti, violini, corni e arpe che compongono melodie intense e suggestive. Non sembra poi casuale che la musica accompagni esclusivamente le scene che riguardano il popolo, laddove ai potenti è lasciato solo il freddo suono delle parole.
Rievocando quest’episodio storico Leigh sembra voler parlare anche della Gran Bretagna di oggi: della crisi della democrazia e della rappresentanza, dell’ingiustizia sociale, della povertà, persino della Brexit (l’aumento del prezzo del pane, che contribuì alle proteste che sfociarono nella manifestazione di Manchester, dipese dalla chiusura commerciale della Gran Bretagna che si rifiutava di importare il grano), suggerendo un inquietante parallelismo tra i due periodi.

SCHEDA TECNICA:
Peterloo (Gran Bretagna, 2018) – REGIA: Mike Leigh. SCENEGGIATURA: Mike Leigh. FOTOGRAFIA: Dick Popes. MONTAGGIO: Jon Gregory. MUSICA: Gary Yershon. CAST: Rory Kinnear, Maxine Peake, Pearce Quigley, David Moorst. GENERE: Drammatico. DURATA: 154′.

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