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Il primo appuntamento del nostro speciale dedicato a Damien Chazelle è con la recensione di Carmen Spanò su Guy and Madeline on a Park Bench, opera prima dell’autore ancora non distribuita in Italia
Percorsi di vita
Nella città di Boston, Guy è un giovane trombettista dalla promettente carriera, Madeline è una ragazza in cerca di lavoro. Vivono insieme condividendo le reciproche passioni fino al giorno in cui Guy incontra, inaspettatamente, Elena. Lasciato l’appartamento di Guy, Madeline decide di fare un viaggio a New York, durante il quale conosce a sua volta un ragazzo francese, Paul…
Esistenze che si incontrano, si sfiorano sussurrandosi i sogni di una vita, e si abbandonano per poi (forse) ritrovarsi. Nel 2009, a soli ventiquattro anni, Damien Chazelle scrive e dirige il suo primo lungometraggio Guy and Madeline on a Park Bench: un’opera concepita come Tesi all’Harvard Film School, ma già matura, che contiene in nuce tutte le tematiche principali del cinema del suo autore. In primis, la sperimentazione di forme e linguaggi, il montaggio non lineare, la mobilità insistita della macchina da presa, le performance attoriali “in sottrazione”. Lo stile attento e fine della rappresentazione, pur nella semplicità contenutistica della messa in scena, si fa potente veicolo esplorativo. Guarda alla complessità della vita, il cinema di Chazelle, ai suoi percorsi imprevedibili e inattesi, presentati come partiture dalle melodie a volte esultanti, altre volte drammatiche.
La musica diventa, così, elemento centrale del discorso filmico. Dalle jazz sessions ai numeri musicali che richiamano l’attenzione dello spettatore sull’idea di cinema in quanto puro spettacolo, è la sinfonia di suoni ed immagini a conferire senso alla realtà mostrata sullo schermo. I generi si ibridano, la materia narrativa si arricchisce di spunti di riflessione. Guy e Madeline sono individui alla ricerca di se stessi e dei loro sogni; parallelamente, il regista – ed il pubblico con, e tramite, lui – ne (in)segue le traiettorie esistenziali, avviandosi nell’esplorazione delle dinamiche di coppia, del sentimento di appartenenza, della precarietà dei legami. In questo percorso di scoperta, la mdp è spesso sui volti e corpi dei personaggi: ne riprende dettagli e movimenti, ne scruta da vicino gli incontri, ne inquadra stati d’animo e moti di cambiamento.
Definito da Variety “una delizia”, Guy and Madeline contiene, in embrione, molto della potenza visiva ed immaginifica del cinema di Chazelle: la musica come metafora assoluta della vita, il movimento dei bisogni e delle aspirazioni come caos (romantico) dei sentimenti, l’espressione artistica come ricerca, a volte ossessiva, del completamento di sé. Per gustare al meglio Whiplash e La La Land, partite da qui.
SCHEDA TECNICA
Guy and Madeline on a Park Bench (USA, 2009) – REGIA: Damien Chazelle. SCENEGGIATURA: Damien Chazelle. FOTOGRAFIA: Damien Chazelle. MONTAGGIO: Damien Chazelle, William A. W. Parker. MUSICHE: Justin Hurwitz. CAST: Jason Palmer, Desiree Garcia, Sandha Khin, Frank Garvin. Genere: Musical. Durata: 82’
https://www.youtube.com/watch?v=KJUzALdI–k&list=PLXnHWWdpL-Y46jGJrLtWfWWlaQXBzeV_M&index=1
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