[:it]
Play it again, Johnny Guitar
Per capire quali siano i temi e le atmosfere principali di Johnny Guitar, uscito nel 1954, basterebbero le parole della canzone scritta da Victor Young e Peggy Lee e che rappresenta il leitmotiv del film.
Con questo western atipico Nicholas Ray compie una rivisitazione del genere classico, realizzando non tanto un film sulla frontiera, quanto un racconto di vendette, rancori, amori repressi o non corrisposti.
La vicenda di Vienna, proprietaria di un saloon in Arizona e accusata ingiustamente di aver compiuto una rapina, diventa quasi secondaria rispetto alla storia di amore con Johnny, che fa ritorno dopo cinque anni dalla donna che non ha mai dimenticato.
Nel film la musica non è solo accompagnamento delle immagini, ma vero e proprio strumento narrativo. All’inizio Johnny usa la chitarra per nascondere la propria identità di pistolero e in uno dei momenti di maggior tensione Vienna suona il pianoforte, imperturbabile e noncurante delle minacce dei rivali che hanno fatto irruzione nel saloon. In questa scena, in cui Vienna suona il motivo conduttore del film, Ray sottolinea il distacco e la superiorità morale della donna e il forte contrasto con i suoi antagonisti.
Con un’abile messinscena il regista utilizza il modesto budget della produzione Republic sfruttando le potenzialità di ambienti, abiti, oggetti, senza tralasciare alcun dettaglio. Riesce a tradurre i contrasti psicologici tra i personaggi in contrasto cromatico, creando immagini di forte impatto visivo, esaltate dal Trucolor e dalla fotografia di Harry Stradling. Il colore assume dunque un’importante funzione drammatica, si carica di forte simbologia – come l’abito bianco di Vienna, che emerge per contrasto tra i vestiti neri dei suoi rivali – e dà vita a una pellicola suggestiva ed evocativa, un “western irreale, magico, la Bella e la bestia del Western”, come lo ha definito Truffaut.
Considerato una critica al maccartismo, Johnny Guitar è un importante film sulla giustizia e la libertà, sulla vendetta e l’avidità, sull’amore e l’odio. Le rigide regole del western qui sono infrante, così i colpi di scena sono scanditi più dai dialoghi che dalle azioni ed è più facile sentire il suono di uno strumento che il rumore di uno sparo; nel duello finale, nonché decisivo, sono due donne a sfidarsi e sarà una sola a lasciare il luogo del delitto sulle note della melodia che ha accompagnato il film fin dai titoli di testa.