Venezia 78 – Atlantide

Da Venezia 78 Martina Biscarini ci racconta "Atlantide", un interessante esperimento ambientato nella laguna veneziana.

Voto al film:

Non è il solito “Fast & Furious”

Daniele è un ragazzo emarginato e solitario cresciuto a Sant’Erasmo, nella laguna di Venezia: invece della velocità in macchina, ama andare forte con il proprio barchino. E per avere un barchino che va forte ed essere rispettato da tutti farebbe qualsiasi cosa – perfino rubare un’elica a un amico, lasciare andare la propria ragazza o venire picchiato. Ecco, già da queste tre righe di trama si deduce subito che Atlantide di Yuri Ancarani, a Venezia nella sezione Orizzonti, non è un film che ha nella sceneggiatura il suo aspetto più forte. Nella scheda sul sito della Biennale, il regista tiene anzi a sottolineare come il film sia nato senza sceneggiatura. La storia l’hanno creata un fatto di cronaca e quattro anni di osservazione sul campo di un gruppo di ragazzi. Un metodo certo più da documentario.

Ancarani non ha neanche girato un “Fast & Furious in Laguna” come molti si aspettavano. Al contrario, il film è interessante più per quello che si vede che per quello che si racconta: il mondo giovanile – un po’ tamarro, passatemi il termine – è mostrato tramite le feste auto-organizzate nei ruderi delle isole dove solo gli abitanti del luogo arrivano. O tramite le modifiche ai barchini, come le eliche o le immancabili luci al led che si riflettono sull’acqua. O ancora tramite i silenzi o le strumentali dalla cassa predominante sparate a tutto volume dagli stereo dei barchini: l’elettronica ipnotizzante di Lorenzo Senni o la musica trap di Sick Luke, storico producer della Dark Polo Gang – nome importante della trap nostrana. Una scelta estetica che può piacere o non piacere, ma che sicuramente è stata fatta perché vicina all’arena di personaggi scelta. Questi due artisti connotano il film e contribuiscono all’atmosfera quanto la resa della fotografia. Mirco Mencacci ha fatto un ottimo lavoro a intersecare l’ordito della musica con la trama dei suoni ambientali.  Sick Luke ha dichiarato peraltro di essersi divertito e di voler comporre ancora colonne sonore perché – così ha detto – i film valorizzano più la sua musica della voce di un rapper. Questo film sicuramente.

Colpiscono del film più alcuni fotogrammi o alcuni passaggi visivi che la storia di Daniele. Penso al momento in cui la grande nave (di quelle che da qualche mese non hanno più il permesso di entrare in Venezia) tutta illuminata passa davanti al party dei ragazzi nell’isola con i ruderi. O alle sequenze di gruppo con i barchini, un po’ macchina un po’ motorino per le compagnie di amici lagunari. O la scena della manicure dove Maila – che poi non vedremo più, cosa che altrove sarebbe considerata un buco di sceneggiatura – confessa se stessa. O ancora il lungo piano sequenza psichedelico finale. Ecco, quello ha fatto discutere: troppo lungo, inutile virtuosismo, trovata visuale geniale, bello ma lungo… i pareri sono stati molti e discordanti. Personalmente sono rimasta affascinata da questo caleidoscopio psichedelico creato semplicemente spostando di 90 gradi l’inclinazione dell’inquadratura e giocando con i riflessi dell’acqua della Laguna. Rende il contesto ancora più straniante. Droga la percezione senza che lo spettatore assuma sostanze.

Del resto, Ancarani ha anche dichiarato di voler rendere un certo mood fantascientifico: un altro modo di leggere questo film è vedere Venezia come il Sole e le altre isole come i pianeti che le gravitano attorno – e i barchini quindi diventano astronavi. Ma astronavi in una specie di futuro di Ballard in versione trap dove si parla poco, si lascia la scuola e si perde il filo della propria vita prima dei vent’anni, ci si lascia andare in un vortice di velocità e coca mentre attorno il paesaggio lagunare non è più quello da cartolina ma è la location straniante perfetta perché l’alienazione generale trovi una sua dimensione quasi inevitabile. L’adolescenza non è quella falsa vista da lontano di molti film scritti senza troppa ricerca da non più giovani.

Poi possiamo discutere sulla visione di cinema di Ancarani, che ha dichiarato che oggi per fare del buon cinema si impara di più guardando una buona fotografia. Questo film è decisamente sbilanciato sul lato visuale rispetto allo story-telling verbale e anche questo ha dato da discutere. Tuttavia l’esperimento è interessante.

SCHEDA TECNICA
Atlantide (Italia, Francia, USA, Quatar; 2021) – REGIA: Yuri Ancarani. FOTOGRAFIA: Yuri Ancarani. MONTAGGIO: Yuri Ancarani. CAST: Daniele Barison, Bianka Berényi, Maila Dabalà, Alberto Tedesco, Jacopo Torcellan. MUSICA: Sick Luke, Lorenzo Senni. SOUND DESIGN: Mirko Mencacci. GENERE: Drammatico. DURATA: 104′.

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