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Il potere della danza
Con Mr. Gaga Tomer Heymann racconta il celebre coreografo israeliano Ohad Naharin in un documentario dove si respira la passione per l’oggetto della narrazione fin dalla prima inquadratura.
Sebbene organizzato in una struttura abbastanza tradizionale (alternanza di interviste e materiali d’archivio, film di famiglia e registrazioni di esibizioni), il racconto si sviluppa attraverso una ricercata cura formale che rende lo spettacolo coreutico parte integrante di quello cinematografico. La composizione dell’inquadratura rivela uno studio dello spazio filmico che rispecchia l’attenzione verso lo spazio scenico propria di Naharin. E come le sue coreografie sono incredibilmente intense sia a livello visivo sia ritmicamente perché uniscono una grande forza centripeta che coinvolge l’osservatore senza lasciarlo evadere a una forza centrifuga che richiama temi sociali come il conflitto israelo-palestinese o il consumismo, così Mr. Gaga parla di Naharin e della sua opera richiamando, attraverso un uso sapientissimo del montaggio, temi quali la coscienza di sé o il rapporto con l’altro, con la vita e con la morte.
Anche a livello sonoro Heymann riesce a creare un interessante parallelismo tra cinema e danza, in cui l’eclettismo nelle coreografie si rispecchia in quello della colonna sonora, che alterna Vivaldi a brani della tradizione isareliana, Badalamenti a Chopin, attraversando in modo intelligente il confine tra musica di scena e musica extra-diegetica.
Ripercorrendo la storia personale e professionale di Ohad, il regista israeliano offre il ritratto a tutto tondo di un artista, svelando le intime connessioni tra le sue creazioni coreografiche e il suo vissuto personale: dalla dipendenza da Pepsi della moglie Mari Kajiwara che ispira il primo assolo da lui coreografato (Pas de Pepsi, 1980) all’esperienza nella guerra del Kippur rivisitata in Mamootot, dal rapporto con le partner fino all’invenzione del “Gaga”, il “linguaggio di movimento e di parola” sviluppato in seguito a un infortunio.
Il racconto cronologico della carriera di Naharin permette di seguire nascita e sviluppo di un approccio innovativo al movimento del corpo che ha rivoluzionato il mondo della danza. Il periodo di formazione newyorkese, il passaggio da ballerino a coreografo, l’avvicinamento al teatrodanza e il ritorno in Israele per dirigere la Batsheva Dance Company sono tappe di un percorso di crescita umana ed artistica irto di difficoltà ma anche ricco di grandi soddisfazioni, come il sostegno della compagnia di danza e la solidarietà di larga parte gli israeliani contro la censura religiosa che colpì il suo spettacolo Anaphaza in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele.
“Gaga” è il temporaneo punto d’arrivo di tutto ciò: un linguaggio che deriva dal piacere fisico della danza e che si rivolge a tutti perché richiede soltanto l’ascolto del proprio corpo.
Grazie all’impegno di Heymann che ha seguìto per otto anni questo progetto, alle parole di Ohad (“Nella danza c’è una narrazione che emerge dalla coreografia ma anche una narrazione nell’interpretazione del danzatore”) e alle bellissime immagini dei suoi spettacoli, Mr. Gaga riesce ad appassionare ad un’arte spesso sottovalutata, permettendoci di capire che come in ogni espressione artistica (cinema in primis) anche nella danza vi sono diversi livelli di analisi e di godimento.