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Un “non-film” tra cinema e videogioco
Uscito nel 1984 e diretto da Peter Webb, Broad Street ha ricevuto fin da subito risposte negative da pubblico e critica, tra cui quella radicale – ma assolutamente condivisibile – di Roger Ebert, che definì la pellicola una sorta di non-film dalla trama inconsistente e poco sviluppata quanto musiche magnifiche.
Ci si aspetterebbe prodotti artistici di un livello ben diverso, da un personaggio iconico come Paul McCartney. Data la portata del personaggio, autore non solo della colonna sonora ma anche (per la prima volta nella sua carriera) della sceneggiatura, occorre quindi cercare di adottare un’altra chiave di lettura, magari collegandola al forte desiderio di ricerca e sperimentazione che da sempre ha contraddistinto l’anima artistica dell’ex Beatle.
McCartney aveva già avuto esperienze come compositore di colonne sonore, con i Wings per il main theme per il film Agente 007 – Vivi e lascia morire (1973), brano che ha decretato il successo in America dei Wings e, probabilmente, motivato Sir Paul a mettersi nuovamente alla prova in questo settore compositivo, stravolgendo gli equilibri del tradizionale rapporto dicotomico e a doppio filo che lega la musica alla settima arte.
La trama, funzionale all’auto-narrazione della figura di Paul McCartney, vero protagonista del film, narra il sogno ad occhi aperti del protagonista che, seduto sui sedili posteriori della sua macchina, è imbottigliato nel grigio traffico londinese mentre si reca ad un appuntamento. Immerso nei suoi pensieri, sogna ad occhi aperti una situazione diametralmente opposta: sulle note di Good Day Sunshine, guida una sorta di super-car (che ricorda la Kitt dell’omonima serie TV) con decalcomanie di fiamme sul cofano, in un’assolata strada di campagna.L’azione parte in seguito alla telefonata di Steve, il proprietario della casa discografica, che gli comunica la mancata consegna dei master delle registrazioni del singolo No More Lonely Nights. Al suo arrivo, scopre che la sua casa discografica ha contratto dei debiti e che se le registrazioni non verranno ritrovate entro la mezzanotte, l’etichetta passerà nelle mani del “cattivo” Mr.Roth. Da qui, il focus della vicenda si sposta dalla scomparsa delle registrazioni alla quotidianità di Paul: il plot viene accantonato, sospeso per dar spazio ad una sorta di viaggio nella giornata di Paul McCartney impegnato tra prove, registrazioni, interventi radiofonici, circondato da amici e collaboratori tra cui la moglie Linda, Ringo Starr e la di lui moglie Barbara, fino a uno scontato e un po’ ridicolo happy end.
La pellicola si può tradurre come il tentativo di coinvolgere i fan nella realtà dell’artista: l’eccesso di auto-referenza e celebrazione di Paul McCartney, mettono in secondo piano l’intreccio della vicenda, che fa perdere le sue tracce quando vi si fanno strada gli interventi musicali, tra cui alcune re-incisioni di brani dei Beatles (Yesterday, la già citata Good Day Sunshine, For No One e Elanor Rigby) o appartenenti alla carriera solista di Paul (Silly Love Songs) oltre ai pezzi del disco in oggetto.
Dal momento che, a ben dire, solo i momenti musicali sembrano costituire un vero valore aggiunto alle immagini di questa pellicola, proviamo a dimenticarci per un momento delle critiche cinematografiche perché, giustamente, non si può parlare di film vero e proprio. Lo si potrebbe invece considerare un esperimento di interazione e di condivisione di contenuti tra media diversi: con lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione, nascono nuovi modi di vivere il testo (in senso semiotico, inteso come quell’insieme di immagini in movimento, musica e parole) cinematografico che, come il videogioco, diventa uno spazio esperienziale, vivibile e percorribile. Nell’arco di un anno, il film di McCartney è difatti trasposto nell’omonimo “non-luogo” videoludico per la piattaforma Commodore 64 dove – aiutando Paul a riunire tutti i pezzi della ballad che costituisce il singolo dell’album entro la mezzanotte, rintracciano gli amici musicisti, ognuno dei quali possiede un pezzo del brano – la situazione di partenza trova una dimensione più favorevole al suo effettivo sviluppo.