Master of Your Own Identity
Una vera e propria icona del trasformismo; un personaggio eccentrico e non incasellabile; un “artista estremo, un leader blasfemo, un neopagano troppo scioccante persino per il punk”: è impossibile definire in una sola parola Genesis P-Orridge (alias Neil Andrew Maxon, nome rifiutato e cambiato dopo la lettura della Genesi per controllare la narrazione della propria vita), forse una delle più manifeste incarnazioni della queerness in ambito artistico.
“The Official Genesis P-Orridge Documentary” – firmato David Charles Rodrigues e presentato in anteprima europea alla 38a edizione del Mix Festival di Milano – ripercorre la vita e la carriera di questo incredibile personaggio, la cui attività ha spaziato dalla scultura alla pittura, dalla musica all’arte performativa, fino a rendere il proprio stesso corpo una tela vivente, un’opera d’arte in movimento. Del resto, per Gen, il corpo non è altro che una “valigia economica che porta in giro la coscienza”: da un lato si può quindi “abbellire” con tatuaggi e piercing, proprio come si fa con gli adesivi apposti sui trolley; dall’altra si può considerare un semplice involucro che contiene il nostro vero essere e non deve quindi diventare una prigione ma un mezzo di espressione personale. Dato che questa riflessione include anche il genere di appartenenza, questa concezione del corpo è uno dei motivi per cui Genesis è considerato un esempio da chi lotta per l’affermazione dell’identità queer, che sia transessuale, transgender o non-binaria: quando si è sposato con Lady Jaye, lui indossava il classico abito bianco da sposa e lei un paio di pantaloni di cuoio senza reggiseno. L’idea alla base di tale look era ovviamente ribaltare i canoni socio-culturali legati al rito del matrimonio, ma c’era soprattutto un’esplicita presa di posizione verso quelle “aspettative sociali sull’essere maschio” che non lo mettevano più a suo agio. Difatti, da quel momento, Genesis inizia una trasformazione totale: indossa sempre più frequentemente abiti da donna, chiede di essere identificata con pronomi femminili e avvia un progetto artistico e identitario destinato a suscitare grandi perplessità e al contempo grande ammirazione.
Senza svelare troppo a chi non lo conosce e vuole scoprirlo guardando questo ricco documentario, si può tuttavia affermare che anche questa idea si inserisce nella ricerca artistica che Genesis ha portato avanti per tutta la vita, a cominciare dalla musica. Se Gen afferma che “ciò che faccio ora è il risultato di 34 anni di evoluzione”, non si può certo escludere da questa evoluzione (che è poi anche una rivoluzione, ovviamente) il percorso iniziato nel 1975 con la fondazione dei Throbbing Gristle (termine che nello slang dello Yorkshire significa pressappoco “erezione fulminante”). La band a cui si deve fondamentalmente l’invenzione del genere industrial nacque per comunicare in modo più immediato attraverso la musica i concetti su cui Genesis e il suo gruppo di artisti (una simil-Factory denominata COUM-Transmission) stavano lavorando da anni: la riappropriazione delle potenzialità del proprio corpo, la libertà di usarlo come si vuole, l’abbattimento di tabù sociali, sessuali e comportamentali. Anche la musica diventa così un’espressione di quell’arte trasgressiva che rendeva un semplice aggettivo il termine definitorio di una pratica artistica e sociale. Volevano provare che non si deve avere una preparazione per creare arte radicale: infatti i loro concerti erano delle performance sonore più che delle vere esecuzioni musicali. Dalle ceneri del gruppo scioltosi nel 1981 si forma poi il Psychic TV Project, un’altra band che in realtà è un progetto attorno al quale sorge una comunità, un collettivo che crede nel “cambiare la società attraverso il magico potere della trasformazione dell’individuo”.
Sono proprio le musiche di Psychic TV e dei Throbbing Gristle a costituire la colonna sonora del documentario, che si presenta come un lavoro complesso e (forse proprio per questo) particolarmente coerente con l’oggetto della sua narrazione: non tanto una biografia quanto la ricognizione di un modo di vivere, la ricostruzione di una coesione tra vita e arte che ha esplorato innumerevoli sfaccettature e modi di essere, interessi e declinazioni. Così, se Genesis ha sperimentato – anche e soprattutto attraverso il proprio corpo – una molteplicità di esperienze artistiche e personali, Rodrigues alterna materiali d’archivio a interviste ad amici, colleghi e familiari di Gen, animazioni digitali a fotografie, mentre il cuore del film resta il suo/la sua protagonista, in una conversazione profonda e spiazzante (anche per le cannule dell’ossigeno che Gen deve tenere per poter respirare) che dalla magia della prima domanda (“Cos’è per te la magia?”: “La somma della mia vita fino a qui”) ci conduce agli ultimi momenti della vita di un artista che fu davvero, letteralmente, larger than life.
SCHEDA TECNICA
S/He is Still Her/e (USA, 2024). REGIA: David Charles Rodrigues. SCENEGGIATURA: Dillon Petrillo, David Charles Rodrigues. MONTAGGIO: Dillon Petrillo. MUSICA: Psychic TV, Throbbing Gristle. CAST: Genesis P-Orridge. GENERE: Documentario. DURATA: 98’.