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La recensione di Lapo Gresleri sulla commedia musicale cubana di Manuel de la Pedrosa, rara pellicola vista al Cinema Ritrovato 2016
Qui la recensione apparsa anche su Cinefilia Ritrovata
El alma de Cuba
La musica ha una funzione specifica nelle culture sudamericane, non tanto espressione artistico-intellettuale come in Europa, quanto veicolo rappresentativo di particolari condizioni d’animo. La passionalità del Tango, la malinconia del Samba o l’allegria del Mambo e della Rumba sono prima di tutto esternazioni di sentimenti condivisi a livello universale e per questo di immediato acchito sul pubblico.
In questo senso Cuba canta y baila (Manuel de la Pedrosa, 1951) si fa emblema di tale valore aggiunto della seconda Arte tipico delle popolazioni latine. La flebile trama – incentrata su una famiglia di contadini vincitrice alla lotteria nazionale che parte per L’Avana, dove un scapestrato nipote cercherà di sedurre la cugina per spillare i soldi ai parenti e finanziare così i suoi progetti – si dimostra da subito un semplice pretesto che fa da collante all’esplorazione degli elementi caratterizzanti dell’isola caraibica. Quasi come in un documentario turistico, lo spettatore è accompagnato alla scoperta delle bellezze architettoniche così come degli elementi folcloristici della capitale in un vero e proprio inno alla metropoli, coacervo di impulsi arcaici e moderni, frutto di influenze diverse derivate dalla crescente immigrazione coeva.
Ma guardando alla pellicola di de la Pedrosa, il vero spirito della Nazione non pare racchiuso tanto nel suo meticciato allora in fase di consolidamento, quanto piuttosto nella sua musica, risultato di una contaminazione straniera rielaborata in forme popolari più idonee ai caratteri locali in cui convivono canto popolare e ritmi contemporanei. Le numerose esecuzioni che compongono la colonna sonora interpretate dagli artisti più in voga del periodo (tra cui Ana Gloria e Rolando, Olga Chorens e Tony Álvarez, Joaquín García e i Mulatas de Bronce, Guillermo Portabales, il duo Los Compadres, Jack Dempsey e la Amenaza Roja), sono in definitiva per il regista l’espressione più vera dell’identità cubana. Una visione che supera le barriere di razza e lingua per farsi lettura idilliaca, ma non per questo detestabile, del contesto di allora, uno sguardo sul proprio tempo che esclude brutture e conflittualità non per propaganda, quanto piuttosto per utopica fiducia nel loro possibile superamento. Come a dire che lo spirito nazionale non sta tanto nelle ideologie che ne segnano una determinata fase storica bensì nella sua cultura, certo influenzata da relative visioni politiche, ma capace comunque di resistervi mantenendo inalterati i valori condivisi, pilastri fondanti del vivere civile.
SCHEDA TECNICA
Cuba canta y baila (Id., Cuba, 1951) – REGIA: Manuel de la Pedrosa. SCENEGGIATURA: George P. Quigley. FOTOGRAFIA: Enrique Bravo. MONTAGGIO: Julio Chavez, Julio Trigot. MUSICA: Maño López. CAST: Rafael Bertrand, Maritza Rosales, Lolita Salazar, Bob Wilkinson, Mimí Cal, Julito Díaz, José González Regueral. GENERE: Commedia musicale. DURATA: 86′
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