C’era una volta a Hollywood

Il senso di Quentin per il cinema, ovvero Carman Spanò sul rapporto tra immagini e musica nell'attesissimo C'era una volta a Hollywood di Tarantino

Voto al film:

Il senso di Quentin per il cinema

Hollywood, 1969. Il divo di serie western, ormai offuscato, Rick Dalton e il suo stuntman Cliff Booth vivono, con malcelata rabbia e sofferenza il primo e compiaciuto distacco il secondo, l’inevitabile conclusione di un’epoca. Sullo sfondo, la Storia fa da cornice di senso e preserva, nascosta, una drammaticità dai risvolti inaspettati.

Presentato in anteprima in concorso alla 72ª edizione del Festival di Cannes, C’era una volta a… Hollywood è il nono film del regista di Knoxville – un’opera, allo stesso tempo, dall’anima fortemente tarantiniana e dal ritmo pulp più ‘contenuto’. Attori famosi con le loro controfigure, registi importanti e stelline del cinema, luoghi simbolo e musiche che segnano un’era: la Hollywood di fine anni sessanta è un repertorio autoriale di immagini, idee, forme, canzoni e miti mai uguale a se stesso, in evoluzione continua e (quasi) incurante delle conseguenze che ogni viale del tramonto porta con sé. Lo sa bene Rick Dalton – un grandissimo DiCaprio – che soffre nel vedersi recitare male e in produzioni cinematografiche di mediocre qualità; lo affronta a viso aperto, un po’ sornione, Cliff Booth – Brad Pitt, anche lui notevole – dal ruolo di una vita abituato ad essere il riflesso di un altro, sagoma performante senza un volto che lo identifichi. Il fascino atroce della Storia ha, invece, il viso e il corpo bellissimi di Sharon Tate/Margot Robbie, al picco della felicità nel buio di una sala cinematografica nella quale si reca, sola, per guardarsi recitare sul grande schermo.

Cita e omaggia (anche se stesso) Quentin Tarantino, trasfigura e sovrappone, costruisce rimandi e dissemina indizi; rappresenta un periodo storico nel dettaglio e rivisita la Storia proponendone una versione alternativa – per scrivere, così, un suo personale ‘happy ending’. Trucchi del mestiere o magie del cinema? Dopotutto, il regista non perde occasione per immergere il pubblico nel contesto storico dell’intreccio. La musica è, tra tutti, l’elemento che più contribuisce a riportare indietro nel tempo.

Le tantissime canzoni sono ascoltate alla radio (Treat Her Right di Roy Head & The Traits, Mrs. Robinson di Simon & Garfunkel, The Letter di Joe Cocker, Summertime di Billy Stewart, Funky Fanfare di Keith Manfield, California Dreamin’ di Jose Feliciano); eseguite in programmi televisivi all’interno del film (MacArthur Park di Robert Goulet, Paxton Quigley’s Had the Course di Chad & Jeremy, Mr. Sun, Mr. Moon di Paul Revere & the Raiders feat. Mark Lindsay); cantate dai personaggi (The Green Door di Jim Lowe, Straight Shooter dei The Mamas & The Papas); usate come sottofondo musicale a feste private (Son of a Lovin’ Man di Buchanan Brothers) o estrapolate da colonne sonore originali. In un mix diversificato e complesso di intra- ed extra-diegetico, sono i testi musicali a diventare i nodi portanti del movimento della narrazione, segnandone ritmo e transizioni, e delineando i percorsi intrapresi dai tre personaggi principali. Tra manifesti della pop culture e scelte dettate dal gusto personale, la colonna sonora del film determina l’appartenenza della storia al passato, ma non è nella rilettura nostalgica che se ne esaurisce la carica del significato. L’accumulo, al limite del citazionismo bulimico, delle canzoni utilizzate intensifica il risveglio dello spettatore alla realtà ‘altra’ preparata per lui dall’autore di Pulp Fiction e Inglourious Basterds: nel finale-climax si entra in un altro tempo e in un’altra S/storia, in puro territorio tarantiniano, tempo dell’immaginazione e del sogno (splatter).

Descritto da The Guardian come “[…] entirely outrageous, disorientating, irresponsible, and also brilliant”, C’era una volta a… Hollywood è una sinfonia ‘bittersweet’ di motivi e atmosfere, di spunti (auto)riflessivi e scene da intrattenimento. Soprattutto, è un’opera che testimonia ancora una volta di quel senso, originale ed acutissimo, di Tarantino per il Cinema.

SCHEDA TECNICA
C’era una volta a… Hollywood (Once Upon a Time in… Hollywood, Inghilterra-USA, 2019) – REGIA: Quentin Tarantino. SCENEGGIATURA: Quentin Tarantino. FOTOGRAFIA: Robert Richardson. MONTAGGIO: Fred Raskin. CAST: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Dakota Fanning, Bruce Dern, Luke Perry. GENERE: Drammatico. DURATA: 161′

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