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Deathgasm, folle e geniale esperimento cinematografico di Jason Lei Howden arriva sulle pagine di Leitmovie. Ne scrive per noi Vincenzo Palermo
“Rob Halford non l’ha mai fatto”
Un tritacarne impazzito, balzato fuori da un incubo delirante a metà tra gli zombie dementi di Edgar Wright e lo splatter dei nostalgici anni Ottanta, è forse l’immagine migliore per presentare Deathgasm (giunto in Italia nel 2015 al Trieste Science plus Fiction), commedia horror che sbriciola a colpi di growl e scream i luoghi comuni e la mentalità bigotta di una piccola cittadina neozelandese. La silente Greypoint si trasforma in men che non si dica in un calderone ribollente che vomita orde di famelici posseduti dopo che Brodie e uno sparuto gruppo di metallari evocano il pericoloso re dei demoni Aeloth suonando l’inno oscuro trovato su un antico spartito.
Sono tante le suggestioni che richiama il primo film diretto da Jason Lei Howden, e convergono tutte nel vasto campo del revisionismo citazionista di cui ricordiamo negli anni Duemila lo scatenato pulp di Robert Rodriguez che con Planet Terror ha persino invecchiato la pellicola nel suo spassionato omaggio ai b-movie da sala grindhouse. Poco intellettuale − ma molto colto nel riprodurre la spensieratezza artigianale di certo cinema del passato − Deathgasm è un vortice di violenza demente con derive nerd-metal, attraversato da influenze carpenteriane e colmo di devozione verso le forme più canoniche del divertissement horror anni Ottanta: basti pensare a L’Armata delle tenebre, richiamata dalle immancabili seghe a motore multiple oltre che dall’azione fanta-umoristica intrisa di demonologia, possessioni e magia nera messe alla berlina.
Il mondo del metal, rispolverato nelle sue macro-coordinate e nell’estetica – niente è adombrato, tutto esplode a pieno schermo con divertita ferocia, come fossimo ad un concerto parodistico degli Emperor o dei Mayhem – funge da legame inscindibile per il gruppo di sfigati su cui grava l’onere di salvare il mondo e ricacciare il signore del male nelle tenebre da cui è giunto.
La musica, tramite occulto tra il mondo umano e quello infero, funge così da canale preferenziale per comprendere e amare un film studiato per appassionati alla materia diabolica. I potenti riff degli Elm Street si intrecciano alle melodie cupe dei Bulletbelt e all’aggressivo thrash dei Lair of the Minotaur, ma sono tanti gli artisti chiamati in causa per sfoderare i loro inni a Satana – storico quello degli Emperor che funge da leitmotiv – in un “maelstrom” di grande potenza visiva e di immediato impatto sonoro. Il ritmo del film, scandito dai fiumi indiavolati di black, death e thrash metal, alterna momenti esilaranti di violenza quasi fumettistica – si combatte all’arma bianca, muniti di accetta, trapano elettrico, sega a motore e persino di un plettro e un gigantesco vibratore, naturalmente all black – e sequenze demenziali ad alto tasso goliardico, con continui affondi contro l’omologante società dei borghesi perbenisti.
Deathgasm, orgia di sangue e fluidi corporei, sinfonia distorta su cui l’assolo di chitarra e lo stile ipercinetico si saldano alla battuta libidinosa, piacerà soprattutto a chi ama, ha amato e continua ad amare il metallo duro e puro, quello che crea un sodalizio tra i propri accoliti ma che è anche capace di aprire porte che non dovrebbero mai essere aperte.
SCHEDA TECNICA:
Deathgasm (Nuova Zelanda 2015) – REGIA: Jason Lei Howden. SCENEGGIATURA: Jason Lei Howden. FOTOGRAFIA: Simon Raby. MONTAGGIO: Jeff Hurrell, Gareth Van Niekerk. MUSICHE: Chris van de Geer, Joost Langeveld. CAST: Milo Cawthorne, James Blake, Kimberley Crossman, Sam Berkley, Daniel Cresswell. GENERE: Horror, commedia. DURATA: 90’.
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