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In onda giovedì 25 su Rai Movie, ore 0.45
Riflessi d’oro in un cristallo d’argento
Per raccontare la tormentata relazione tra Liberace (Michael Douglas) e il suo amante Scott Thorson (Matt Damon), Soderbergh costruisce un vero e proprio apparato scenico di luccichii, brillanti e scintillii.
L’artisticità del regista di Erin Brockovich e Ocean’s Eleven si manifesta nel rendere tutta questa lucentezza non soltanto esemplificativamente decrittiva del mondo glamour dell’artista più pagato negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, ma soprattutto simbolo delle tematiche al centro della narrazione.
Dietro i candelabri non è infatti la biografia del pianista Władziu Valentino Liberace ma la storia di un ragazzo abbagliato dal fascino di un artista talentuoso e dalla sua appariscente presenza scenica, nonché dall’ambiente sfavillante dove tutto ruota attorno a “Mr. Showmanship”, che con le sue performance cattura l’attenzione (non solo musicale) di uomini e donne. “Wow! He’s incredible!”, esclama Scott all’esecuzione del boogie-woogie al doppio della velocità (“at 16 beats to the bar”, come diceva il pianista) nella prima esibizione di Liberace a cui assistiamo nel film: tale comprensibile fascinazione è all’origine della relazione che i due intraprendono nel 1977. A scandire i momenti salienti della storia sono alcuni brani di Liberace eseguiti da Randy Kerber e Michael Douglas, alternati a registrazioni del vero Liberace e a musiche originali di Marvin Hamlish.
La storia è narrata dal punto di vista di Scott (la sceneggiatura è basata sul suo libro Behind the Candelabra: My Life with Liberace), ma è l’abilità di Soderbergh a permetterci di penetrare a fondo gli eventi. Se infatti sul piano narrativo il film racconta i cinque anni della relazione tra Scott e Liberace (con un epilogo che narra la morte e il funerale dell’artista nel 1987), l’attenzione prestata alla costruzione delle inquadrature permette di capire come anche l’abbondante presenza di specchi e di superfici riflettenti non sia un semplice accessorio glitter richiesto dal contesto ma una chiave di lettura di tutta la storia. Ciò che nella prima parte del film Scott vede dall’esterno (il comportamento del ragazzo assistente di Liberace, i movimenti all’interno della casa, etc.), ritorna infatti riflesso nella seconda parte: ora è lui stesso a trovarsi in posizione defilata, ad assumere gli stessi atteggiamenti del ragazzo che aveva il suo ruolo prima di lui e ad osservare come in uno specchio un altro Scott prendere il suo posto.
Il tema del riflesso racconta anche l’ossessione di Liberace per la giovinezza: il desiderio che Scott si sottoponga a un intervento chirurgico per assomigliargli rispecchia così, oltre all’egocentrismo di Liberace e alla sua mania di possesso, anche la sua paura di invecchiare e, forse, il desiderio di prolungare la propria vita oltre la morte.
SCHEDA TECNICA:
Dietro i candelabri (Behind the candelabra; USA, 1978) – REGIA: Steven Soderbergh. SCENEGGIATURA: Richard LaGravenese. FOTOGRAFIA: (Steven Soderbergh as) Peter Andrews. MONTAGGIO: (Steven Soderbergh as) Mary Ann Bernard. MUSICHE: Marvin Hamlish, Liberace. CAST: Michael Douglas, Matt Damon, Rob Lowe, Dan Aykroyd, Scott Bakula, Debbie Reynolds. GENERE: Drammatico. DURATA: 131’.
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