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Magiche alchimie
Se con l’ancora troppo acerbo lavoro giovanile The Last Train Wreck, Spielberg ha prefigurato l’immaginario on the road di Duel e Sugarland Express, è stato con la scoperta degli episodi di Ai confini della realtà, dei fumetti e dei cartoni animati che il cineasta di Cincinnati ha mostrato la sua precoce devozione alla fantascienza innalzandosi dalla strada violenta al cielo stellato. Firelight (1964) anticipa i temi ricorrenti nelle sue epopee fantastiche e disegna quell’immaginario favolistico e quotidiano che sta alla base della sua poetica “aliena”.
L’enfant prodige della New Hollywood, d’“enfant” rimane sempre vestito, soprattutto nella sua più celebrata avventura spaziale del 1982. E.T. L’Extraterrestre divenne un fenomeno massivo e un cult per piccoli e adulti, grazie soprattutto all’impronta creativa dei due storytellers – Spielberg e John Williams – capaci di realizzare, l’uno con la potenza epifanica delle immagini, l’altro col libero movimento della musica, un’opera senza tempo sulla diversità e sull’emarginazione. Dai bagliori incandescenti di Incontri ravvicinati del terzo tipo in cui un dio-sole avrebbe cantato per l’umanità, al tepore luminoso che si irradia dal cuore scoperto del docile esserino macrocefalo, corre il tempo battuto dall’orchestra di Williams che, musicando E.T., vinse il suo quarto Oscar della carriera, donando una pienezza lirica senza precedenti alla poesia visiva del regista.
Ciò che suscitano i cinque temi della colonna sonora, dall’ottavino che sottolinea il disorientamento dell’alieno dimenticato sulla Terra alla fanfara che accompagna l’astronave in volo, è un’emozione familiare: il montaggio del film, soprattutto nel finale che porta la banda di ragazzini a scortare Elliott ed E.T. alla nave madre, risulta così al servizio della partitura e del fraseggio musicale, sempre attento a cogliere il valore messianico e solidale dell’incontro tra umano e alieno; la scelta di associare il girato all’elevazione sinfonica, consente di ottenere una sincronizzazione pressoché perfetta di musica e immagini.
La soundtrack, elaborata a partire dai temi legati alle emozioni dei fanciulli – paura e confusione della creatura galattica (ottavino), nascita di un’amicizia che oltrepassa i confini siderali (dolce arpeggio), ingresso degli agenti governativi (suono cupo), stupore e meraviglia (tema del volo) – viene costruita passo dopo passo, inserendo frammenti dei temi diluiti nelle singole scene fino a raggiungere il crescendo con la sequenza in cui la nave spaziale, recuperato il piccolo extraterrestre, vira a sinistra pennellando il cielo dei colori dell’arcobaleno.
L’articolo è apparso anche su Cinefilia Ritrovata
SCHEDA TECNICA:
E.T. – L’Extraterrestre (E.T. the Extra-Terrestrial; USA, 1982) – REGIA: Steven Spielberg. SCENEGGIATURA: Melissa Mathison. FOTOGRAFIA: Allen Daviau. MONTAGGIO: Carol Littleton. MUSICHE: John Williams. CAST: Henry Thomas, Drew Barrymore, Robert McNaughton, Peter Coyote, Dee Wallace Stone. GENERE: Fantascienza. DURATA: 115’
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