[:it]Rock the Kasbah[:]

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La recensione di Rock the Kasbah di Berrt Levinson a cura di Vincenzo Palermo

Voto al film:

“senilità”

Come Emilio Brentani, il personaggio spiritualmente vecchio partorito dalla penna di Italo Svevo, il protagonista del nuovo film di Barry Levinson Rock the kasbah – il sempre iconico e stralunato Bill Murray – è divorato da inettitudine senile, una malattia che germoglia in un clima di rimorsi e occasioni sprecate. immagine 2Ma più che inetto, Richie Lanz è un incallito e gigione storyteller che non riesce a convincere neanche se stesso della sua acedia. E’ stato il produttore di Madonna, ripete come un mantra a chiunque gli si pari davanti, è stato il suo manager e colui che l’ha scoperta portandola al centro dei riflettori. Niente di più falso. Perché Richie è solamente un uomo solo che vorrebbe tanto creder a tutto ciò che gli esce dalla bocca. Ben poco in verità, se paragonato ai vocalizzi esasperati delle clienti di turno, irritanti a suo stesso dire alla stregua di una Céline Dion o di una Christina Aguilera, ma se remunerativi, poco importa. Un fallito, dunque, ma un fallito col carisma di Bill Murray, il cui gigantismo scenico non riesce tuttavia a dare il giusto propellente emotivo ad un film stranamente fiacco e monocorde, nonostante qualche rarissimo e divertente interludio. Strano, perché dietro la macchina da presa c’è il maestro della commedia americana Barry Levinson, e insieme a Murray compaiono anche un rude militare (Bruce Willis) ed una provocante donna di malaffare di Kabul (una sempre conturbante Kate Hudson). La graziosa rocker Ronnie (Zooey Deschanel) invece dura lo spazio di poche inquadrature perché dopo essere giunta a Kabul con Richie, presa dal panico per lo spauracchio terrorista, lo molla lì sguinzagliandogli contro un militare strozzino che reclama la sua lauta paga. immagine 1Insomma, di materiale bizzarro ce n’è a iosa, manca però la giusta coesione narrativa a tirare le fila di un discorso che si sfilaccia debolmente e, soprattutto, complice un cast poco affiatato e ispirato, non esiste climax oltre che un’accattivante idea che possa parlare il linguaggio musicale di una società “velata”. Già, perché il film, dedicato a Setara Hussainzada, la prima donna che ha avuto il coraggio di cantare e ballare al talent Afghan Star, racconta la difficile situazione della donna di spettacolo nel quadrante mediorientale più oltranzista, figura invisibile e non gradita alla società maschile conservatrice. Al netto dei pochi meriti artistici del film, il leitmotiv musicale che puntella le diverse scene commentandole con la forza universale del rock e con la delicatezza delle melodie di Cat Stevens, convince. Sia per le versioni riarrangiate dei brani celebri – basti pensare a Smoke in the water improvvisata da Richie o alla ballad intonata dalla donna pashtun che lui ascolta provenire dalla grotta – sia per la presenza delle canzoni originali che risuonano nel trambusto guerrigliero. La musica quindi ha una funzione ben precisa: aiuta ad amplificare le diverse messe in quadro e garantisce l’unità della scena diventando simbolo di una precisa rivolta sociale, quella che vede la sovraesposizione mediatica di una donna afghana all’interno di un talent show tutto al maschile. Musica come atto di forza in un sistema chiuso e fallocentrico dunque. Peccato solo per la debolezza dell’intreccio che smorza la performance del grande Bill Murray. Che anche Barry Levinson abbia avuto un attacco di precoce “senilità”?

SCHEDA TECNICA
Rock the Kasbah (Id., Usa 2015) – REGIA: Barry Levinson. CAST: Bill Murray, Bruce Willis, Kate Hudson, Zooey Deschanel,  SCENEGGIATURA: Mitch Glazer. FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt. MONTAGGIO: Aaron Yanes, David Moritz. MUSICHE: Marcelo Zarvos. GENERE: Commedia. DURATA: 116′.

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