LeitSummer2017 – Pink Floyd: Live at Pompeii

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Voto al film:

I Pink Floyd e il suono dell’eternità

“Non restano che voce e ossa:
la voce esiste ancora; le ossa, dicono, si mutarono in pietre.”
(Ovidio, Metamorfosi)

Pompei conserva fra le sue mura il fascino eterno della rovina, aliti di fantasmi inquieti che vagano su una terra comparsa da una cenere impossibile da soffiar via. Suggestioni di una bellezza unica, inquietante, da cui viene folgorato il giovane regista Adrian Maben nel corso di un viaggio in Italia nel 1971.C’è qualcosa di magnetico in quelle pietre millenarie, una sorta di aura sacrale rimasta anch’essa pietrificata, proprio come i corpi degli antichi abitanti di quella città. Una manciata di sensazioni, idee, che bastano a Maben per convincere il manager dei Pink Floyd a dare vita a una performance che avrebbe contribuito a cambiare l’idea stessa di concerto. Dopo l’abbandono del leader e fondatore della band Syd Barrett ed in seguito alla pubblicazione dell’album Ummagumma nel 1969, i Pink Floyd sono considerati uno dei gruppi più sperimentali della scena musicale underground inglese: l’embrione di quel rock progressivo di cui toccheranno la vetta più alta un paio d’anni dopo con The Dark Side of the Moon (1973).

Girato rigorosamente dal vivo con un impianto di registrazione a 24 tracce in grado di garantire gli stessi risultati delle registrazioni in studio, Pink Floyd: Live at Pompeii è un film concerto atipico sotto ogni prospettiva. In netto contrasto con l’eccesso, la grandiosità e la partecipazione in massa al concerto di Woodstock – raccontato da un altro documentario, Woodstock: tre giorni di pace, amore e musica di Michael Wadleigh – le immagini impresse su pellicola dei giovani David Gilmour, Richard Wright, Roger Waters e Nick Mason che suonano senza pubblico nell’anfiteatro di Pompei e che si aggirano nella fumosa solfatara di Pozzuoli sono ancora oggi un significante dal significato criptico, oscuro.

Grazie ad un montaggio perfettamente cadenzato, le immagini girate da Adrian Maben e la musica dei Pink Floyd riescono a catturare, tra visioni oniriche di mosaici e complessi in pietra del sito archeologico, l’essenza stessa della meravigliosa decadenza pompeiana raccontando qualcosa di indescrivibile, che parla del tempo e dell’eternità, trascinando lo spettatore/ascoltatore in uno stato di ipnosi quasi mistica. In particolare è l’esecuzione di Echoes ad assumere una connotazione tutta sua. Qui i Pink Floyd, coro di tragedia contemporanea, suonano e cantano con voci – echi – che sembrano essere quelli delle antiche pietre pompeiane, ninfe eterne, meravigliose e spettrali.

Girato in soli quattro giorni, Pink Floyd: Live at Pompeii accosta alle riprese italiane anche delle sequenze parigine in cui la band esegue la sezione centrale di Echoes, Set the Controls for the Heart of the Sun, Careful with That Axe, Eugene e Mademoiselle Nobs. Un escamotage per ovviare all’esigua durata della pellicola, rilasciata nel 1972 con un montaggio di 60 minuti. In seguito all’uscita di Meddle (1971) e The Dark Side of the Moon (1973), furono aggiunte due sequenze girate in studio in cui la band è al lavoro su due pezzi di quest’ultimo album, Us and Them e Brain Damage. Il director’s cut fu rilasciato da Maben nel 1974 quando ormai i Pink Floyd erano una band affermata nell’ambito del rock progressivo.

Tuttavia è la sezione pompeiana dell’intero film a suscitare ancora oggi maggior stupore: un sorta di continuità mistica tra musica ed immagini riesce a raccontare un momento ideale, quello in cui quattro giovani ragazzi di Londra diventarono tutt’uno con una terra di cenere ed echi. Quello che è accaduto dopo tutti lo sanno.

SCHEDA TECNICA
Pink Floyd: Live at Pompeii (Id., Francia-Belgio-Germania, 1972) – REGIA: Adrian Maben. FOTOGRAFIA: Willy Kurant, Gabor Pogany. MONTAGGIO: Nino Di Fonzo, Jose Pinheiro. MUSICHE: Pink Floyd. CAST: David Gilmour, Richard Wright, Roger Waters, Nick Mason. GENERE: Film-concerto. DURATA: 80′

https://www.youtube.com/watch?v=-7iOQz-JO0A[:en]

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